HomeCronacaGioia: Marino Belfiore ha deciso di collaborare con la giustizia

Gioia: Marino Belfiore ha deciso di collaborare con la giustizia

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GIOIA TAURO – Il 35enne di Gioia Tauro Marino Belfiore è un nuovo collaboratore di giustizia. L’uomo era stato arrestato lo scorso anno dopo che la Guardia di Finanza lo ha beccato mentre trasportava in macchina tra Gioia e Rizziconi, dieci kalashnikov, due mitragliette, cinque pistole con il numero di matricola punzonato e le relative munizioni.

cedir reggio calabria tribunaleA pubblicare la notizia questa mattina è stata Simona Musco su “Cronache del Garantista Calabria”, dopo che il procuratore generale Fulvio Rizzo ha chiesto che i verbali delle sue dichiarazioni venissero depositati tra gli atti del processo per l’omicidio di Giuseppe Priolo, avvenuto a Gioia Tauro nel 2012.

I collaboratori di giustizia

La decisione di Belfiore conferma che qualcosa sta cambiando anche all’interno della ndrangheta dove fino a oggi erano poche le persone che sceglievano di pentirsi e di collaborare con lo stato. Belfiore è infatti il terzo imputato dell’operazione Mediterraneo, a diventare un collaboratore di giustizia. Il primo era stato nel luglio del 2014 Piero Mesiani Mazzacuva, seguito qualche mese dopo da Arcangelo Furfaro.

Operazione Mediterraneo

L’operazione Mediterraneo, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, risale al giugno del 2014. Ha portato all’arresto di 54 persone ed ha colpito in particolare il clan Molè di Gioia Tauro.

Le indagini hanno fatto emergere gli interessi economici del clan in Calabria, Umbria e Lazio e in particolare nel settore della distribuzione dei video poker su tutto il territorio nazionale. Gli inquirenti hanno inoltre scoperto un imponente traffico di armi dai paesi dell’est europeo e l’arrivo di grossi carichi di droga dal Nord Africa.

L’arsenale

Quando Belfiore venne arrestato il Procuratore De Raho parlò della possibile volontà della ndrangheta di “alzare il tiro” e di “portare a termine un’azione significativa di guerra”. Ora Marino Belfiore potrebbe fornire agli investigatori nuovi elementi in grado di spiegare per che tipo di azione dovesse essere usato quell’imponente arsenale che lui stesso stava trasportando quando è stato fermato dagli uomini della Guardia di Finanza.

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