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Gioia: A un anno dall’alluvione resta la paura

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GIOIA TAURO E’ passato precisamente un anno dall’esondazione del fiume Budello del 2 novembre 2010, che ha tolto casa e serenità a centinaia di famiglie a Gioia Tauro.

Un anno nel quale non è stato fatto abbastanza per garantire quella tranquillità d’animo che gli abitanti della zona Fiume, Tre Palmenti e Valleamena cercano disperatamente.

I lavori per la messa in sicurezza del torrente sono iniziati a fine settembre, non sono ancora terminati e sono invece cominciate le piogge, riaccendendo preoccupanti stati d’ansia che riportano la mente ai brutti ricordi.

“Io abito al primo piano di via Parghelia, mio padre abita a piano terra. – ha raccontato Pina Guerrisi – Durante l’alluvione dello scorso anno io ero sul balcone con le mie figlie. Vedevamo pian piano l’acqua salire finchè la situazione è diventata ingestibile. Le porte si spalancavano e l’acqua si portava via tutto: tavoli, elettrodomestici. Le mie figlie erano terrorizzate.

A distanza di un anno da quanto successo, con l’inizio dei lavori per la messa in sicurezza del fiume, – ha proseguito la signora Guerrisi – la situazione si era un po’ tranquillizzata. Ma solo per poco. I lavori infatti sono cominciati in concomitanza con le piogge e le pause sono state tante.

Come quella di adesso. Da che si vedevano le persone lavorare a che c’è il deserto e tanta preoccupazione. Nella strada di casa mia, dal lato del fiume hanno alzato per di più  un muro per via dei lavori. Nel caso in cui dovesse succedere qualcosa adesso, l’unica via d’uscita è una strada stretta e piccola che l’anno scorso si era totalmente allagata. Come faremmo quindi in caso di emergenza?”.

Il pensiero di Pina Guerrisi rispecchia lo stato d’animo dell’intero quartiere, preoccupato, stanco e arrabbiato.

Anche Concettina Gagliostro, 70 anni, residente nella zona Fiume, ha voluto rendere nota la propria paura.

“Siamo in pericolo, – ha detto – non è cambiato nulla. Non ho nemmeno rimesso a posto casa. Ho dormito da mia figlia fino all’inizio dell’estate, adesso sono tornata e dormo su un lettino sistemato in cucina. Finchè il fiume non sarà davvero messo in sicurezza, sarebbe inutile iniziare i lavori.

Ma ogni volta che scende giù qualche goccia il mio telefono squilla immediatamente. Sono i miei figli che mi chiedono di andare da loro. Hanno paura, ne abbiamo tutti. Hanno sistemato un argine del fiume, ma l’altro è ancora pericolante. In caso di pioggia l’acqua potrebbe uscire da sotto il ponte, così com’è successo l’anno scorso. Ho letto che in dieci giorni i lavori saranno conclusi. Questo è impossibile. – ha aggiunto – Quello che è successo ci ha segnati. Fortunatamente non siamo ai livelli della Liguria, non ci è ancora scappato il morto. Ma abbiamo perso casa e serenità”.

Eva Saltalamacchia

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