HomeLavoroLa Comunità montana non paga più Asproserre: Storia di un amore finito

La Comunità montana non paga più Asproserre: Storia di un amore finito

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CINQUEFRONDI – L’ennesima tegola si abbatte sulla testa della Comunità montana del Versante Tirrenico Settentrionale di Cinquefrondi. Questa volta a chiedere soldi all’Ente, con tanto di sentenza del giudice che gli dà ragione, è un ex presidente, Rocco De Marco (Udc), in qualità di rappresentate legale del Consorzio forestale Asproserre.

Per il giudice Salvati la Cm, deve provvedere a pagare il Consorzio di cui è presidente De Marco, per un progetto relativo agli anni 2007-2008 per la “cura e il mantenimento del paesaggio rurale nel territorio della Comunità montana”.

Rocco De Marco

In totale per il progetto l’Ente ha chiesto e ottenuto un finanziamento pari a 275.863, 85 per le due annualità. Parte di questi soldi sono già stati liquidati al Consorzio, che ne ha curato la realizzazione, il resto di 140 mila euro circa, è oggetto della discordia tra la Cm e il suo ex presidente.

Non si tratta nemmeno della crisi questa volta, in un Ente dove le casse spesso e volentieri sono vuote, bensì di incomprensioni e ricorsi vari. Il giudice ha infatti già sollecitato la Cm a saldare il debito, mentre la Cm, da parte sua, pensa all’ulteriore ricorso, ignorando dunque il decreto ingiuntivo che è finito sulla scrivania del responsabile del procedimento.

E comunque, anche questa vicenda, è degna di approfondimento ed è caratteristica della storia politico-economica dell’Ente.

Andiamo per ordine: Il progetto è stato finanziato alla Comunità montana (che l’ha presentato alla Regione) con i fondi del Por Calabria nel 2004 per cinque anni, dividendo le prime tre annualità e dunque la prima tranche di finanziamento per il 2004-2005-2006 e le altre due annualità 2007-2008. Proprio nel 2004, il 21 luglio, in piena sintonia col finanziamento del progetto, è stato costituito il Consorzio Asproserre. Presidente di questo Consorzio proprio De Marco che, contemporaneamente, era anche il presidente della Comunità montana.

Arrivati i finanziamenti nella sede di via Garibaldi il progetto della Cm passa nelle mani del Consorzio che ne curerà la realizzazione. L’incarico viene assegnato senza nessun avviso, nessun bando di gara e nessuna selezione. La scelta naturale è il Consorzio, costituito ah hoc (???).

In questa prima fase tutto è filato liscio e a nessuno è passato in testa di dire che poteva paventarsi la possibilità di valutare un ipotetico conflitto d’interessi visto il doppio incarico del presidente, allora anche sindaco di Serrata.

Arriviamo così ai fatti recenti. Le ultime due annualità, per quanto riguarda i finanziamenti (il progetto è sempre lo stesso) sono rientrate nell’altro periodo di programmazione comunitaria. Gli operai pagati dal Consorzio hanno continuato a lavorare e quando è arrivato il primo acconto di quasi 130 mila euro, a fronte di 275.863,85 previsti per il progetto, la Comunità montana ha liquidato la somma al Consorzio come da contratto. Lo scorso agosto sono arrivati gli altri soldi alla Cm che, però, non ha provveduto a saldare il conto col Consorzio che quindi ha intrapreso vie legali. E il giudice ha già sollecitato l’Ente a pagare.

Da parte sua, la Cm, starebbe valutando l’ipotesi di fare ulteriore ricorso, perché pare non sia mai pervenuto un rendiconto dei lavori all’Ente, circa la pulizia delle strade, come previsto dal progetto.

Intanto pezzo per pezzo il Consorzio si sta sgretolando, con i decreti ingiuntivi e i pignoramenti dei lavoratori. Alla Comunità montana, invece, sembra arrivato il sereno, nonostante questa sentenza del giudice. Ma quanto peseranno ancora le scelte del passato sull’economia dell’Ente? E come finirà questa lunga storia che un tempo fu d’amore?

Angela Corica

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