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Gioia, la minoranza attacca: «In sette mesi sembra ancora di essere in campagna elettorale»

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Sono ormai quasi sette mesi che questa amministrazione cerca di far credere alla cittadinanza che l’opposizione sia assente o, nella peggiore delle ipotesi, incompetente, aggettivi che, però, non ci rappresentano minimamente e che sono parte di una narrazione fuorviante e strumentale, utile solo a sostenere un’opera di mistificazione della realtà, portata avanti sistematicamente dal sindaco e dai suoi collaboratori, con l’intento di offuscare la verità agli occhi dei cittadini.

È necessario chiarire che le nostre assenze — due, nello specifico — sono state ampiamente motivate da ragioni di protesta e opportunità politica, non certo da lassismo o da una mancanza di rispetto verso il ruolo istituzionale che ci è stato affidato dagli elettori.

Per quanto riguarda invece la decisione di lasciare il Consiglio comunale prima delle consuete comunicazioni del sindaco, vogliamo ribadire che tale scelta nasce dalla volontà di non partecipare a quello che è ormai diventato un comizio elettorale, spesso ricco di offese gratuite rivolte sia alla minoranza che ai cittadini. Una pratica, questa, del tutto inusuale in qualsiasi altro consesso civico. Se il sindaco desidera dialogare con i cittadini per scopi politici o propagandistici, sarebbe più opportuno che lo facesse in piazza: questo potrebbe anche rappresentare un’occasione per verificare se il consenso popolare di cui gode è ancora quello di sei mesi fa o se, nel frattempo, è calato significativamente.

Non possiamo, però, ignorare il suo silenzio assoluto sulla questione della chat contenente vergognose offese e minacce rivolte a una commerciante. Si tratta di un episodio grave, che dovrà necessariamente essere affrontato nel prossimo Consiglio comunale. Questi comportamenti sono inaccettabili per qualsiasi cittadino, a maggior ragione se riconducibili a un amministratore pubblico. È essenziale che venga individuato con chiarezza il responsabile di tali azioni. Se, come insinuato dal sindaco stesso durante la scorsa seduta, il responsabile dovesse risultare un consigliere di maggioranza, titolare dell’utenza telefonica da cui il messaggio è stato inoltrato, chi di competenza dovrà prendere delle decisioni drastiche anche se tali decisioni dovessero portare alla decadenza da consigliere o alle dimissioni ciò per rispetto delle istituzioni e dei cittadini.

Un’altra questione cruciale è quella relativa al rigassificatore. Su questo tema, il sindaco sembra intenzionato a mantenere il silenzio, evitando il confronto. Gioia Tauro non può accettare l’ennesimo ecomostro né tollerare decisioni calate dall’alto che penalizzano ulteriormente il territorio. Nessuna opera compensativa sarebbe sufficiente a far accettare ai gioiesi la costruzione di un impianto già rifiutato altrove, come a Piombino e in Toscana, che avrebbero tratto benefici diretti dall’approvvigionamento di gas, a differenza della Calabria e ne il raddoppio del termovalorizzatore ormai obsoleto e fortemente inquinante.

Se davvero il sindaco intende mantenere la promessa di difendere Gioia Tauro con determinazione, dovrebbe impegnarsi a ottenere infrastrutture utili, senza accettare compromessi al ribasso. Questa potrebbe essere l’occasione per dimostrare che, quando l’obiettivo è il bene comune, anche i consiglieri di minoranza sono pronti a collaborare, schierandosi al fianco del sindaco per difendere gli interessi dei cittadini.

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