GIOIA TAURO – L’attenzione degli inquirenti è tutta rivolta alla vita privata e professionale del barone Livio Musco.
Si scava nella sua vita, nel suo passato, per cercare di individuare anche un particolare, utile a risalire al movente dell’omicidio ed all’omicida. Musco è stato ucciso ieri sera intorno alle 20 all’interno del suo studio; il suo corpo è stato rinvenuto sulla porta, in via Valleamena a Gioia Tauro.
L’ipotesi che da subito ha preso piede, è che Musco conoscesse il suo assassino, che gli ha bussato alla porta, freddandolo con due colpi di pistola calibro 6,35, esplosi da distanza ravvicinata che lo hanno attinto al volto ed al collo.
Musco non è morto sul colpo ma durante il tragitto in ospedale, a bordo di un’ambulanza del 118.
Nessun segno di effrazione sulla porta dello studio, tanto meno sulle finestre a piano terra. Gli inquirenti stanno anche vagliando l’ipotesi che l’omicidio possa in qualche modo essere legato all’intimidazione subita da Livio Musco nel mese di novembre del 2012, quando ignoti fecero esplodere una bomba carta sul parabrezza della sua auto, causando anche il danneggiamento di una delle finestre di casa.
La palazzina di via Valleamena, dove Musco viveva ed aveva lo studio, è stata posta sotto sequestro dopo i rilievi effettuati dai carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche.
Da ieri sera i militari della Compagnia di Gioia Tauro, sotto direttive della Procura di Palmi, stanno interrogando i familiari della vittima per cercare di conoscere a fondo tutte le vicende relative alla sua vita.
Musco era soggetto attenzionato dalle forze dell’ordine, finito anche in una indagine della Dda di Reggio Calabria.