Una battaglia, e non solo nel senso figurato, che, partendo dal 2022, il Comitato spontaneo a tutela della salute dei cittadini della Piana ha cercato incessantemente di condurre nell’esclusivo interesse degli utenti ed a favore di una sanità “normale” nella quale le parole efficienza e servizi potessero recuperare spazi di valore e dignità per una utenza molto vasta che interessa un comprensorio urbano di 33 Comuni e decine di mila abitanti. È la lotta – molto spesso ìmpari – contro sprechi, mancanze, burocrazie, inefficienze condita da una buona dose di menefreghismo e perché no, interesse al fallimento di un sistema, quello della sanità pubblica, che, di riflesso, avvantaggia un importante settore dell’economia sanitaria privata «perché il privato prende la fetta buona, quella remunerativa, mentre i disservizi restano in carico al pubblico» ha riflettuto Francesco Trimarchi, affiancato da Patrizia Papasidero, aggiungendo che lo stesso privato dovrebbe, per bilanciamento, farsi altrettanto carico delle emergenze. Sit-in, riunioni, manifestazioni, incontri pubblici ed istituzionali hanno smosso poco, però, della montagna di farraginosità che rallenta i processi decisionali nella sanità pubblica responsabile di tappi ed imbuti organizzativi che, di fatto, impediscono la progressione di un complesso sistema affidato, ad avviso del Comitato, a decisori non adeguati all’importanza del caso: una sanità regionale commissariata da quasi un quarto di secolo. «Sappiamo bene che all’Asp le cose non vanno ma noi non torneremo indietro rispetto all’impegno preso. La verità è che sono proprio i cittadini, che noi vogliamo rappresentare, che non si sentono tutelati dalla politica che, evidentemente, ha fallito il suo compito» ha chiarito, senza mezzi termini, la presidente Marisa Valensise puntando più volte l’indice proprio contro la classe politica rea di aver prodotto i “disastri” evidenti. «Eppure, con l’arrivo della dg Di Furia, eravamo partiti bene. Poi, di colpo, tutto si è arrestato» e non certo per una questione di fondi – che paradossalmente ci sono e non si riesce a spendere in maniera ottimale, è stata la considerazione – vieppiù per una serie di preclusioni all’ascolto dei bisogni dei territori. E allora, «Perché i funzionari pubblici non riescono a spendere bene i soldi? Perché i nostri sindaci non riescono a fare sintesi con unità di intenti?» si è domandato Marcello Cordiano avallato da Francesco Nasso che ha voluto ricordare il mancato cambio di passo di una classe politica e dirigente «dalla quale, francamente, ci saremmo aspettati di più». I cittadini, d’altro canto, benché abbiano risposto alle chiamate cercando di fare la loro parte facendo sentire la propria voce, il più delle volte sono stati raggirati da promesse inconsistenti e pochi fatti concreti degni di nota con grande parsimonia. La carenza di posti letto per l’utenza della Piana è drammatica e neanche il costruendo ospedale di Palmi «che stiamo aspettando da oltre 15 anni» riuscirà a colmare; ecco quindi la necessità di creare sinergia con lo spoke di Polistena, «che dovrà essere potenziato con l’integrazione delle specialità», poiché presidio sul quale ricade l’onere della reggenza sanitaria attuale. «È evidente che si tratta di un problema di gestione delle risorse» ha annotato Giancarlo Calcopietro, sottolineando come in altre realtà del nord’Italia «agli operatori venga persino concesso un surplus» per gratificarne l’impegno. Ma nel mirino del Comitato finiscono anche le coop di professionisti che offrono servizi strapagati a gettone che destabilizzano il mercato e creano sperequazione con l’organico contrattualizzato cui l’indolenza d’una certa politica sorniona – «a cui spetta il potere di cambiare le cose» – sottostima la portata degli effetti collaterali. Le conseguenze? Risultati mancati per disfunzioni ataviche che di manageriale ed aziendalistico hanno ben poco e che fanno dell’emergenza cronica una inaccettabile consuetudine da debellare, senza se e senza ma, puntando su «dirigenti che sappiano fare il proprio mestiere» perché, anche se il Comitato è diventato un punto di riferimento per i comuni cittadini è chiaro che, in maniera frammentata, non si potrà reggere il vessillo di una battaglia che si svolge in un campo aperto e minato da delicate prestazioni essenziali che si appoggiano sulle spalle larghissime e stanche degli operatori in prima linea importati, su felice intuizione, questo sì, anche da fuori. Non basteranno, allora, le Case della salute, viste come un miraggio realizzativo, a sopperire ai bisogni dei territori se non ci sarà implementazione organica e strutturale, appetibilità professionale e serenità lavorativa hanno chiarito i componenti del Comitato in rapporto quotidiano con «una sanità – forse, volutamente? – non funzionale» e che fa il paio con «la fame e la sete di assistenza» più evidente a queste latitudini. Nessun patrocinatore politico, hanno tenuto ancora a sottolineare, guida i passi del Comitato – che fa parte della rete della Comunità Competente – occupato a programmare le prossime mosse che lo vedranno impegnato nella mobilitazione generale del prossimo 4 maggio e poi, in autonomia, in direzione di altri punti decisionali nevralgici, regionali e nazionali, delegato a recapitare il dissenso di intere comunità «e il bisogno di gente che vuole solo essere curata» per riaffermare, concretamente, un diritto universale costituzionalmente garantito. «La manifestazione del prossimo 4 maggio organizzata a Polistena forse non turberà le notti di Occhiuto – ha concluso Valensise – ma certamente sarà un punto di partenza per ulteriori azioni. Ed essenziale sarà la presenza di tutti i politici del territorio per amplificare il disagio con una sola voce». Perché il fuoco dell’indignazione, se non confortato dal pragmatismo dei risultati, da solo non potrà bastare a tenere viva la legittima speranza di un territorio e, di più di una regione, da sempre ritenuti – salvo che nella “captatio benevolentiae” del periodo elettorale – provincia dell’impero.