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Rosarno: Protocollo d’intesa tra Comune e Museo della ‘ndrangheta

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Museo della 'Ndrangheta di Reggio Calabria

ROSARNO (15 settembre 2011)– Il comune di Rosarno ed il museo della ‘ndrangheta di Reggio Calabria hanno attuato un protocollo d’intesa che andrà a promuovere, attraverso iniziative comuni nella cittadina medmea, la lotta alla mafia nelle scuole

Il sindaco Tripodi e la sua giunta hanno avviato un tavolo progettuale permanente allo scopo di «realizzare, con il coinvolgimento e la collaborazione di Enti ed Associazioni che operano sul territorio, iniziative congiunte nel campo della legalità e della sicurezza, promuovendo azioni di sensibilizzazione sul fenomeno ‘ndranghetistico, indirizzate al mondo scolastico ed a quello universitario; realizzare azioni congiunte di inclusione sociale con priorità assoluta alle vittime di ‘ndrangheta; realizzare azioni congiunte per lo svolgimento del Premio “Valarioti” per gli anni 2011 e 2012».

Lo scopo è quello di affiancare, all’azione repressiva da parte dello Stato, una cultura della legalità che nasca dal territorio stesso. A tal proposito, si legge nella delibera di giunta pubblicata, ieri, sul sito istituzionale del comune, «a partire da quest’anno sarà ripristinato il prestigioso premio intitolato a “Giuseppe Valarioti”, giovane professore e consigliere comunale di Rosarno ucciso dalla mafia. L’iniziativa sarà uno strumento utile ad alimentare e testimoniare le migliori esperienze di chi costruisce azioni e cultura contro la criminalità». In virtù di ciò, continua la nota «parte del premio sarà indirizzata a favore del coinvolgimento di molti ragazzi delle scuole rosarnesi in attività di studio, conoscenza e demitizzazione del fenomeno mafioso».

«L’amministrazione di Rosarno – hanno sottolineato, all’unanimità, i membri della giunta comunale – deve perseguire, nei propri atti,  politiche di rigorosa legalità e di pieno sostegno all’azione repressiva delle forze dell’ordine e della Magistratura, contro ogni tipo di criminalità. Accanto alle politiche di contenimento occorre mettere in campo politiche educative che facciano capire ai giovani quanto il fenomeno mafioso sia antimoderno, nemico della libera iniziativa economica, foriero di lutti e tragedie familiari, di isolamento politico e sociale di vasti strati della popolazione, che si ritrovano, loro malgrado, in tragiche situazioni di violenza e sopraffazione».

Francesco Comandè

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