La condanna all’ergastolo in primo e secondo grado, non le aveva impedito di ottenere una carta d’identità valida per l’espatrio, che nell’agosto del 2016 l’ufficio anagrafe del Comune di Palmi le aveva rilasciato come si fa con un qualsiasi cittadino.
Lucia Morgante, vedova Gallico, la custodiva in casa, in quell’abitazione nella quale si trova in regime di arresti domiciliari per via delle sue precarie condizioni di salute, incompatibili con il regime carcerario.
A trovarla sono stati gli agenti della polizia locale di Palmi nel corso di una perquisizione accordata dal sostituto procuratore di Palmi Valentina Giammaria, che ha portato al sequestro del documento d’identità.
Sulla Morgante, oltre che la condanna all’ergastolo in Appello, pende un divieto di rilascio di qualsiasi documento valido per l’espatrio, e di questo particolare l’ufficio anagrafe ne era a conoscenza poiché era stata la stessa polizia locale di Palmi a comunicarlo.
Lucia Morgante è considerata una esponente di spicco della locale di Palmi, la cosca Gallico che insieme alle famiglie Morgante, Sgrò e Sciglitano è operante nella zona di Palmi e nei Comuni limitrofi; nel processo “Cosa mia” è stata condannata alla massima pena insieme a Salvatore Morgante e Carmine Demetrio Santaiti, ed ai boss Giuseppe e Domenico Gallico.
L’indagine della polizia locale ha prodotto due avvisi di garanzia ed altrettanti avvisi di conclusione indagini nei confronti di un funzionario ed un dipendente dell’ufficio anagrafe del Comune di Palmi, che dovranno rispondere del reato di abuso d’ufficio finalizzato al favoreggiamento della Morgante, anch’essa indagata per falso.