La Corte di Appello di Reggio Calabria, in integrale riforma del decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, ha dichiarato cessata la pericolosità sociale di Antonino Costa, 35 anni, di Palmi, e, per l’effetto, ha disposto la revoca del decreto che aveva ordinato l’esecuzione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
per la durata di tre anni.
Il giovane palmese, difeso dagli avvocati Giuseppe Alvaro e Domenico Mandalari, era stato sottoposto al regime della sorveglianza speciale sulla base delle risultanze investigative emerse nel procedimento penale denominato “Cosa mia”, che avevano portato alla sua condanna in via definitiva per il reato di partecipazione ad associazione mafiosa. Costa era stato invece assolto, con la formula perché il fatto non sussiste, dai reati di tentata estorsione, danneggiamento e porto d’armi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
In primo grado il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione di Misure di Prevenzione, rilevato che la misura della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno non aveva trovato immediata esecuzione a causa dell’iniziale stato di latitanza e della successiva e ininterrotta restrizione carceraria cui era stato sottoposto il prevenuto, aveva dichiarato persistente la pericolosità sociale del Costa e, pertanto, aveva ordinato l’esecuzione della misura di prevenzione già imposta.
In sede di appello la difesa ha sostenuto che il proposto non era più socialmente pericoloso per effetto della lontananza temporale dei fatti contestati, risalenti all’anno 2003, e della positiva condotta carceraria, avvalorata dai provvedimenti della magistratura di sorveglianza che aveva ritenuto attenuata la pericolosità sociale al punto da concedergli misure alternative alla detenzione, regolarmente espiate. A supporto della tesi difensiva sono stati prodotti gli attestati professionali conseguiti durante la detenzione, i provvedimenti di accoglimento dei reclami presentati dal detenuto per motivi di salute, e la sentenza della Cassazione che aveva accolto il ricorso presentato dalla difesa avverso il diniego definitivo di ammissione alla detenzione domiciliare.
Condividendo le argomentazioni difensive la Corte di appello di Reggio Calabria ha ribaltato il giudizio sulla pericolosità sociale espresso in primo grado, disponendo la revoca della misura di prevenzione cui era sottoposto il giovane palmese.