HomeRubricheDal MondoAlla scoperta dell’Iran: oltre i pregiudizi, dentro la cultura

Alla scoperta dell’Iran: oltre i pregiudizi, dentro la cultura

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Viaggiare è da sempre una delle esperienze umane più straordinarie e il modo migliore per conoscere altri paesi, popoli, culture e la loro storia.

Il viaggiatore desidera conoscere: è questa sete di scoperta che lo spinge a partire, verso l’ignoto. Ed è proprio questo il vero inizio del viaggio. Naturalmente, viaggiare ed essere testimoni oculari non è facile. Per questo, è fondamentale studiare fonti affidabili, guardare documentari imparziali, parlare con la gente del posto: tutto ciò aiuta ad avvicinarsi a una comprensione più autentica della realtà. L’interferenza della politica, della religione e dell’etnocentrismo nei media, la scarsa attenzione del sistema scolastico all’insegnamento della storia e delle culture straniere, l’accettazione passiva delle idee altrui senza spirito critico, e lo studio di materiali non verificati trovati su internet invece che su testi e fonti approvate, sono tutte ragioni per cui oggi esiste una generazione sì istruita, ma spesso disinformata. L’Iran è uno dei paesi più fraintesi al mondo. Per i motivi sopra citati e, purtroppo, anche a causa di un regime dittatoriale che dura da 46 anni, è conosciuto solo come un paese arabo, islamico, di destra, accusato di terrorismo e violazione dei diritti umani. Il mondo giudica l’Iran senza conoscerlo, ignorando che il governo attuale non rappresenta né l’essenza dell’Iran né il suo popolo. L’Iran è, in realtà, la continuazione della Grande Persia: un paese ricco di cultura, storia e civiltà millenaria.

L’Iran, settimo paese più grande al mondo per estensione, è una terra straordinaria. Ha una cultura antichissima: non solo tra le prime civiltà della storia, ma anche pioniera in molti campi come la scrittura, la matematica, l’astronomia, l’agricoltura, il diritto internazionale, il teatro, la medicina, e molto altro. È una nazione ricca, con le più grandi riserve di gas naturale al mondo, le seconde riserve petrolifere, ed è il quinto paese più ricco in termini di risorse naturali (carbone, cromo, rame, ferro, piombo, manganese, zinco, zolfo…). Il nome “Iran” significa “terra degli Ariani”. La razza ariana, originaria di questa regione, era considerata una delle più nobili della Mesopotamia. Tuttavia, nei paesi occidentali si è diffuso il nome Persia (o Pars) a causa dell’influenza della tradizione storiografica greca. Nel 1935, durante il regno di Reza Shah Pahlavi, il nome Iran venne ufficialmente utilizzato nei forum internazionali come denominazione per l’intero territorio iraniano. L’Iran fu il primo paese a credere in un solo Dio e a seguire la religione zoroastriana, con il libro sacro dell’Avesta.

Contrariamente a quanto pensano molti iraniani, il paese ospita diverse religioni, tra cui il cristianesimo, l’ebraismo, l’islam (sciita e sunnita), la fede Bahá’í, il babismo, lo zoroastrismo, il mazdeismo, il sabbatismo e l’ateismo. Tra i 185 cardinali partecipanti al conclave per l’elezione del nuovo papa, figura anche il cardinale Domenico Joseph Matteo, nominato da Papa Francesco come cardinale in Iran e giunto in Italia da Teheran per la cerimonia. Gli iraniani sono un popolo caloroso, gentile, onesto, puntuale, ospitale, intelligente e istruito. Numerosi viaggiatori e studiosi ne hanno testimoniato le qualità nei loro diari:

– Erodoto, storico greco contemporaneo di Dario il Grande, scrisse che “i Persiani rispettano la verità più di ogni altra cosa”.

– Il tedesco Grote, nel 1910, dichiarò: “Gli iraniani sono persone molto educate e intelligenti”. – Flandin (1840) e Millspaugh (1922-1945) ne elogiarono il senso politico e l’intelligenza.

– Il professor Edward Browne affermò: «Sebbene in lingua persiana la parola scienza venga resa con elm, che in realtà è un termine di origine araba, se si eliminasse il contributo degli iraniani, della scienza non rimarrebbe praticamente nulla.»

– Guarnigione scrisse che l’Iran non solo portò avanti la fiaccola della scienza, ma la trasmise anche all’Europa, dove ancora oggi continua a brillare.

– Maometto disse ai suoi seguaci: “Il popolo persiano è tale che, anche se la conoscenza si trovasse nelle Pleiadi, essi la raggiungerebbero.”

– Arthur Pope affermò: «L’impatto significativo dell’architettura persiana è versatile: non opprimente, ma dignitoso, magnifico e impressionante». – Anche lo scrittore Will Durant osservò: «Gli antichi iraniani, con un alfabeto di 36 lettere, utilizzavano pelli e penne per scrivere, invece delle tavolette di terracotta».

– Lo storico francese Eugène Flandin scrisse: «Nella costruzione di Persepoli (Persepolis) intervennero due fattori: la potente mano dell’uomo e l’abilità del maestro. Questo è evidente nelle gigantesche immagini dei re iraniani e nei simboli nazionali. Non ho dubbi che gli archeologi abbiano dimostrato questo punto.

Persepoli occupa un posto di particolare rilievo tra le antichità mondiali, perché chiunque la veda ne resta sbalordito. Tutto a Persepoli è un esempio per i maestri di oggi». – Durante i funerali dei papi, sotto la bara viene tradizionalmente steso un magnifico tappeto iraniano con il motivo Harris di Tabriz. Nel caso del funerale di Papa Francesco, è stato scelto invece un tappeto persiano di Malayer, meno costoso rispetto a uno di Tabriz, in rispetto della volontà del Pontefice che, nel suo testamento, aveva proibito ogni forma di lusso. Ogni anno, il sito internazionale di test del quoziente intellettivo (IQ) aggiorna la classifica globale: secondo l’ultimo aggiornamento del 1° gennaio 2025, gli iraniani risultano avere il secondo QI più alto al mondo. In Iran, le religioni convivono pacificamente. A Teheran — una metropoli di 19 milioni di abitanti con una superficie di 13.000 km² — esiste una “Via delle Religioni”, dove, sui quattro lati, si trovano una chiesa, una sinagoga, una moschea e uno ziggurat, simbolo della tolleranza. La lingua persiana, o farsi, è antica e ricchissima (nella sua forma più arcaica: il pahlavi). È stata la lingua culturale dominante di molti imperi in Asia occidentale, centrale e meridionale, e ha influenzato profondamente lingue come l’uzbeko, l’azerbaigiana, l’armeno, il georgiano, il turco e le lingue indoariane (come l’urdu). Il calendario iraniano e il suo Capodanno, Nowruz (nuovo Giorno), risalgono al 3000 a.C. e iniziano con la primavera (21 marzo). Nel 633 d.C., durante il periodo sasanide, gli arabi invasero l’Iran. Nonostante 200 anni di dominio, non riuscirono mai a cancellare lingua, cultura e tradizioni persiane. L’Iran fu spesso oggetto di conquista a causa della sua ricchezza e posizione strategica: tra gli invasori figurano arabi, mongoli, ottomani, olandesi, georgiani, russi, inglesi e iracheni. Infine, quando le superpotenze come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Russia non riuscirono ad appropriarsi delle riserve di petrolio e gas dell’Iran — risorse che erano state nazionalizzate nel marzo del 1951, mentre il paese si avviava a diventare sviluppato e influente a livello globale sotto il regno dello Scià Pahlavi — imposero all’Iran una rivoluzione pilotata, tramite una cospirazione interna. Il risultato sono stati 46 anni di oppressione, sanzioni internazionali, prezzi estremamente bassi per il petrolio iraniano e l’imposizione ingiusta di una religione, di costumi e di tradizioni non iraniani al popolo. Tutto ciò ha contribuito a diffondere un’immagine distorta, a livello globale, di una grande e antica civiltà, il cui popolo continua a essere giudicato e punito da un regime dittatoriale e anti-iraniano. Da 46 anni, gli iraniani combattono nella loro terra: vengono torturati e uccisi nelle prigioni, ma cercano, come sempre, di preservare i veri costumi, le radici e le credenze iraniane, nella speranza di rivedere un giorno un Iran libero. Le donne iraniane, in particolare, hanno avuto un ruolo fondamentale: con coraggio, sono riuscite a infrangere la legge sull’hijab obbligatorio, unendosi in un movimento dopo l’omicidio di Mahsa Amini. Oggi camminano a testa alta, senza velo, nella loro terra, senza temere la morte. Ma, come spesso accade, il mondo non lo vede, o non se ne cura. Eppure, gli iraniani sanno che solo continuando a lottare potranno liberare, ancora una volta, la Grande Persia.

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