Mosun è un bambino curdo siriano, uno dei tanti fuggiti dalla guerra insieme alla famiglia. Una tenda nel campo di Idomeni è diventato la sua abitazione temporanea, condivisa con la madre e le sorelline; suo padre si trova in Germania, è riuscito ad arrivare fino a lì ma ha lasciato in Grecia la mogli ed i figli.
Enzo Infantino, volontario in diverse missioni umanitarie ed ultimamente impegnato sul fronte greco, ha conosciuto Mosun e la sua famiglia al campo di Idomeni, prima che venisse chiuso.
“Mosun si trova ora in un altro campo di fortuna, allestito a Salonicco – ha raccontato Enzo Infantino ieri sera al dibattito sull’accoglienza a Palmi – e come lui, centinaia di bambini vivono l’incubo dell’essere profughi, senza una casa, a volte senza la famiglia”.
Nella sua missione in Grecia di fine mese, Infantino insieme al gruppo di volontari di Calabria per Idomeni, proverà a far riabbracciare Mosun ed il resto della famiglia con il padre. “Abbiamo rintracciato il padre del bambino il mese scorso, durante la missione in Grecia, ed abbiamo avviato le pratiche per il ricongiungimento della famiglia con il padre, grazie all’impegno di volontari e professionisti. Adesso manca l’ultimo passaggio, il ricongiungimento della famiglia, e speriamo avvenga quanto prima”.
Non è questa l’unica attività che Enzo Infantino ed i volontari calabresi svolgono in Grecia. “Le nostre giornate sono lunghe, ci occupiamo di diverse cose, nella consapevolezza che stiamo operando per prestare aiuto a chi, purtroppo, è costretto a vivere il dramma della guerra, che porta a dover fuggire e vivere in condizioni precarie, disumane, difficili”. I volontari prestano soccorso a circa 1800 profughi, ogni giorno acquistano beni di prima necessità soprattutto per i tanti bambini e neonati, monitorano il campo facendo attenzione alle necessità degli ospiti, pianificano le attività da svolgere.
Non è nuovo a queste esperienze Enzo Infantino; è stato in Albania durante la guerra, poi in Cisgiordania, diverse volte in Grecia e nei mesi prossimi partirà in Libano.
“Ho deciso di partire un pomeriggio in cui ero a casa, e alla tv passavano le immagini dell’arrivo dei profughi in Grecia – ha detto Enzo Infantino – Quelle immagini mi hanno spinto a fare qualcosa di concreto, ed in pochissimo tempo ho organizzato il mio viaggio”.
Il campo di Salonicco occupa perlopiù curdi siriani fuggiti dall’orrore della guerra e precipitati nella disperazione di una vita in un campo per profughi; con loro, con i profughi, Enzo Infantino tornerà a trascorrere le sue giornate a fine mese, quando partirà per una nuova missione.