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Volley in esilio: la parabola della squadra che non si chiama più Franco Tigano

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Tutto era cominciato sotto i migliori auspici. Sull’onda di un’entusiasmante stagione in Serie A3, coronata dalla storica vittoria della Coppa Italia e della supercoppa di categoria, la Franco Tigano Volley aveva deciso di sognare in grande. Così, nel pieno dell’entusiasmo, Patron Carbone aveva acquisito un titolo di Serie A2 per compiere il salto di qualità. Ma il volley, come la vita, non sempre rispetta la sceneggiatura. Dopo una stagione difficile, è arrivata la retrocessione. E con essa, un bivio amaro.

Il presidente Carbone ha scelto di non mollare: attraverso un accordo con la società catanese dei cugini Pulvirenti, la possibilità di restare in Serie A2 è diventata concreta. Ma il regolamento federale non fa sconti: vieta l’acquisizione di due titoli sportivi in anni consecutivi. E allora spazio all’inventiva — o al compromesso.

Nasce così una soluzione paradossale: la squadra maschile, non si sà per quanto tempo, continuerà ad allenarsi e risiedere a Palmi, ma disputerà le gare ufficiali a Catania, indossando il rosso e azzurro etneo, con un nuovo nome, un nuovo simbolo, e nessun riferimento visibile, almeno così sembra, alla propria città d’origine. La “Franco Tigano Volley” sparisce dai referti. Una rinuncia pesante, resa necessaria dal desiderio di restare competitivi, ma comunque indigesta.

Il video con cui Carbone annuncia questa svolta lascia trapelare più di quanto dica apertamente. Oltre alla delusione sportiva, si avverte il peso di una solitudine gestionale. Senza lanciare accuse esplicite, si percepisce il rammarico di chi non ha sempre potuto contare sul pieno sostegno della Città e delle istituzioni. Un senso di isolamento che rende questa rinuncia ancora più amara.

E pensare che solo da poco Palmi aveva potuto riabbracciare il suo palazzetto: dopo anni di vagabondaggio forzato tra Vibo, Cinquefrondi e Reggio Calabria, gli ultimi due campionati erano stati finalmente disputati “in casa”, grazie ai lavori di adeguamento. Un traguardo che ora appare vanificato, quasi beffato.

A tenere viva almeno una fiammella, il presidente ha rilevato un titolo di Serie B femminile ricordando che Franco Tigano ispiratore della compagine e storico uomo di sport Palmese, si destreggiava tra allenamenti dei team femminili e maschili. Un gesto concreto, che conserva un presidio sportivo in città e rievoca i tempi gloriosi del volley rosa palmese. Ma è chiaro che si tratta più di un salvagente che di una rotta.

Perché quando una squadra perde nome, colori e voce, ciò che rimane è una città che fa i conti con un’assenza. Un’identità sportiva smarrita non fa rumore. Ma pesa. Eccome se pesa.

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