La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha confermato, nella serata di ieri, l’assoluzione dei fratelli Vincenzo Giuseppe, Maria Concetta, Teresa e Rosetta Zappia nel processo “Vecchia Guardia”, rigettando il ricorso presentato dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).
La sentenza ribadisce quanto già stabilito dal Tribunale Collegiale di Palmi il 27 luglio 2016, quando gli imputati erano stati assolti dalle accuse di associazione a delinquere ed estorsione. L’accusa, portata avanti dalla DDA di Reggio Calabria, si basava sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Russo, secondo cui gli Zappia avrebbero perpetrato un’estorsione ai danni di un imprenditore agricolo di Taurianova, costringendolo a versare denaro per garantire la sicurezza dei propri terreni.
Nel corso del dibattimento, tuttavia, la narrazione del collaboratore di giustizia è stata contestata dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio Romeo, che ha evidenziato numerose incongruenze e contraddizioni rispetto ai fatti contestati. Le discrepanze sono emerse anche nel processo di appello, dove il collaboratore è stato nuovamente ascoltato.
La sentenza della Corte d’Appello chiude definitivamente il procedimento, confermando l’estraneità degli imputati rispetto alle accuse iniziali e ponendo fine a un iter giudiziario durato nove anni. L’avvocato Romeo, commentando l’esito del processo, ha sottolineato come fin dall’inizio le accuse apparissero prive di fondamento e basate su elementi non sufficienti a sostenere il quadro accusatorio.
Il verdetto evidenzia, ancora una volta, la complessità delle indagini legate ai reati di criminalità organizzata e il ruolo cruciale della verifica delle prove nel percorso giudiziario.



