La 37a Marcia della Pace di Capodanno è stata un momento di aggregazione solidale con alla base il comune denominatore della “speranza” come leitmotiv per un mondo che sarà davvero migliore se ciascuno sarà disposto a fare la propria parte. Ad aprire l’evento, nel corso della messa solenne celebrata presso il duomo di Santa Marina Vergine alla presenza del vescovo diocesano mons. Giuseppe Alberti, le parole di don Pino Demasi che ha voluto ricordare la terribile attualità dei conflitti che stanno dilaniando il mondo, con in testa quelli russo-ucraino ed il genocidio in corso a Gaza, spiegando che devono scuotere le coscienze collettive soprattutto «da questo territorio martoriato – la Piana di Gioia Tauro – deve partire un messaggio di preghiera». Don Demasi ha parlato di nuova normalità quando ha illustrato «l’incapacità di immedesimarsi nel dolore degli altri» divenendo «la nostra sconfitta più vera». Una invocazione per la pace nell’Anno Giubilare appena aperto con una mano tesa all’apertura al confronto ed al rispetto verso gli altri come «debito di riconciliazione» ha quindi concluso don Demasi in una chiesa gremita ed attenta, alla presenza dell’Amministrazione comunale di Polistena guidata dal Sindaco Michele Tripodi affiancato da numerosi altri primi cittadini del comprensorio rappresentati dai vertici dell’Associazione dei Comuni della Città degli Ulivi, Michele Conia e Marco Caruso e dalle altre autorità militari. Nella sua omelia, il vescovo, si è soffermato sul valore della pazienza come «forza della misericordia di Dio» e della speranza come «tempo nuovo che si apre nel segno della disponibilità» invocando un’assunzione di responsabilità per un protagonismo positivo. «Il tempo complesso che viviamo non è un tempo vuoto» ha proseguito l’alto prelato ponendo al centro della comunità cristiana la famiglia innestando il discorso nel presente Anno Santo «pieno di misericordia per la chiesa e per il mondo» epperò indispensabile per ingenerare «la necessità di dinamismo per i cristiani» in una società “schizofrenica” nella quale è imprescindibile la capacità «di ascolto della sofferenza della gente» esecrando «la tentazione di indifferenza che deriva dalla nostra confort-zone» perché, ha ancora sottolineato, «siamo tutti debitori dell’amore di Dio e verso gli altri». Il vescovo, quindi, scagliandosi fermamente contro la morsa dell’usura, ha voluto offrire degli spunti di fraternità universale realizzabili attraverso tre proposte concrete avanzate per aprire alla pace: riduzione significativa del debito internazionale; rispetto della dignità umana, dall’inizio alla fine della vita, eliminando la pena di morte; creazione di un fondo mondiale per la fame usando i finanziamenti altrimenti destinati agli armamenti perché, ha detto, «per essere artigiani di pace occorre attivare un circolo di perdono» in quanto, citando Papa Francesco, «la vera pace può nascere solo da un cuore disarmato». Nonostante il freddo pungente, al termine della funzione, un lungo e colorato serpentone con fiaccole, striscioni e cartelli formato da associazioni, rappresentanti delle istituzioni e cittadini si è snodato per le vie della città reclamando con silenziosa determinazione la propria voglia di pace.
Polistena, la 37esima Marcia della Pace un “debito di riconciliazione” con il mondo
Il vescovo Alberti ha lanciato tre proposte significative per perseguire concretamente il sentiero della pace