PALMI – “Questa Via Crucis vuole essere un segno di riconciliazione. Il carcere in effetti serve proprio a rialzarsi dopo essere caduti, per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio, e poter poi rientrare di nuovo nella società.
Quando nella Via Crucis vediamo Gesù che cade a terra, comprendiamo che lui ha condiviso la nostra condizione umana, il peso dei nostri peccati l’ha fatto cadere.
Ma per tre volte Gesù si è rialzato e ha proseguito il cammino verso il Calvario. E così, con il suo aiuto, possiamo rialzarci dalle nostre cadute, e magari aiutare un altro, fratello a rialzarsi”.
Parole piene di dolcezza, di comprensione e di solidarietà quelle del Vescovo della diocesi di Oppido- Palmi Francesco Milito, all’incontro che si è tenuto nella casa circondariale di Palmi, diretta da Romolo Pani, lo scorso lunedì pomeriggio.
La via Crucis in carcere è diventata ormai una sorta di tradizione per i detenuti di Palmi, grazie all’impegno del cappellano della stessa struttura don Silvio Mesiti.
“Non tutti quelli che stanno dentro meritano di stare dentro, e non tutti quelli che stanno fuori meritano di stare fuori”, ha ripetuto più volte per far capire a quelle che a lui piace definire “persone ristrette”, che nessuno era lì per giudicare nessuno.
Le quindici stazioni percorse tra i cortili del carcere, hanno riempito di emozione gli animi dei partecipanti, tra i quali erano presenti diversi volontari, che hanno toccato con mano una realtà diversa da quella a cui si è abituati normalmente.
I carcerati erano visibilmente contenti della visita ricevuta, quasi come se rappresentasse un momento di distrazione, un momento in cui ascoltare parole diverse, espresse con dolcezza e affetto.
Rinchiusi trascorreranno anche le festività pasquali. Ma se quel pomeriggio di condivisione ha influito anche solo in minima parte per trasmettere un senso di solidarietà sincera, allora l’intento dei volontari, del cappellano e dl Vescovo è certamente riuscito.
Eva Saltalamacchia