PALMI – La notte scorsa i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro hanno arrestato a Gioia ed a Bedizzole, nel bresciano, i due cugini Placido Giacobbe di 38 anni alias “Jerry” e Alessandro Giacobbe di 36 anni, entrambi destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Palmi per l’omicidio di Arcangelo Pelaia, avvenuto in piazza Matteotti a Gioia Tauro, in pieno giorno, sabato 29 giugno dello scorso anno. La vittima fu raggiunta da 9 colpi d’arma da fuoco mentre era a bordo della sua autovettura, con l’auto degli assassini che ha speronato l’utilitaria della vittima sparando in corsa.
A seguito delle indagini dei Carabinieri erano stati già arrestati i due fratelli Biagio e Marcello Giacobbe, di 40 e 37 anni, e Giovanni Polimeni di 39 anni.
Il movente, secondo la ricostruzione dei Carabinieri, sarebbe la vendetta della famiglia Giacobbe in risposta al duplice omicidio avvenuto il primo luglio 2005, quando morirono Saverio e Leonardo Giacobbe, delitto per il quale il fratello di Arcangelo, Giuseppe Pelaia, sta scontando una pena definitiva.
Sono le 17 e 30 circa e Arcangelo sta attraversando in auto piazza Matteotti a Gioia Tauro per andare a portare le condoglianze ad un conoscente. Da un’auto in transito – risultata poi noleggiata – vengono esplosi 9 colpi di pistola: è questa – secondo gli inquirenti – la “risposta” al delitto dei fratelli Giacobbe.
Le indagini dei carabinieri della Compagnia e del Nucleo operativo di Gioia Tauro, guidati dal capitano Francesco Cinnirella e dal tenente Francesco Battaglia, hanno consentito di chiudere il cerchio su uno dei fatti di sangue più sconvolgenti che Gioia Tauro ricordi, non fosse altro perché avvenuto in pieno centro, in estate, in un orario in cui tante persone si trovano in giro per la città.
«Gli arresti di oggi arrivano al termine di un’indagine meticolosa coordinata dal pubblico ministero Enzo Bucarelli – ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Palmi Emanuele Crescenti – I carabinieri hanno eseguito un lavoro che si è basato sulla scansione delle immagini registrate dalle videocamere di sorveglianza messe, ma anche sono arrivati agli arresti anche attraverso indagini più tecniche ed ambientali».
Scarsa la collaborazione dei familiari della vittima, che si sono limitati a riferire agli inquirenti che hanno vissuto nove anni con la paura che prima o poi la vendetta si sarebbe consumata.
«La pianificazione dell’omicidio di Pelaia è stata puntuale – ha aggiunto il capitano Francesco Cinnirella – I filmati hanno ripreso un movimento di auto da casa della vittima sin dalle prime ore del pomeriggio. Sapevano, i basisti, che Pelaia quel pomeriggio sarebbe andato a far visita ai familiari di un conoscente deceduto, ma non sapevano l’orario, per questo facevano avanti e indietro per dare l’ok al sicario».