La Corte di Appello di Reggio Calabria ha ribaltato il giudizio espresso dal Tribunale di Reggio Calabria Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo in toto l’appello proposto dall’avvocato Romeo avverso il decreto con cui il Tribunale reggino, ritenendo sussistente la pericolosità dell’imprenditore Giuseppe Pisano di Gioia Tauro, gli aveva applicato la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 3 anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Giuseppe Pisano è stato coinvolto, assieme ad altre persone, nel procedimento penale denominato “Metauros” coordinato dalla DDA di Reggio Calabria nel 2017. Lo stesso è stato ingiustamente recluso in carcere per quasi 4 anni, in quanto imputato di partecipazione ad associazione mafiosa e di altri gravi reati aggravati dall’articolo 7 della Legge 203/91.
I fatti si riferivano alla gestione tecnica del termovalorizzatore di Gioia Tauro e secondo l’impostazione accusatoria rivelatesi completamente infondata, Pisano assieme ad altri suoi familiari altro non era che la longa manus della famiglia Piromalli, interessata al controllo dell’impianto di raccolta dei rifiuti per il tramite della ditta di Pisano.
Il Tribunale di Palmi, davanti al quale si è svolto il lungo dibattimento, il 23 luglio scorso ha assolto con formula ampia l’imprenditore Giuseppe Pisano sia dal reato associativo che dagli altri reati aggravati che gli erano stati contestati, ritenendo assolutamente privo di alcuna prova tutto l’assunto sostenuto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria .
La stessa Procura, però, ha proposto per la sottoposizione dell’imprenditore alla misura di prevenzione personale ritenendo, comunque, sussistente la pericolosità dello stesso a fronte dei gravi reati che gli venivano addebitati.
A tale proposta si allineava il Tribunale di Reggio Calabria col Decreto poi impugnato dal difensore di Giusepe Pisano.
Nel giudizio di appello, l’avvocato Antonio Romeo ha dettagliatamente messo in risalto gli orientamenti, ormai conformi, della Cassazione in tema di pericolosità sociale qualificata ed ha valorizzato la decisone del Tribunale di Palmi che, comunque, non poteva passare inosservata agli occhi del Giudice della prevenzione, atteso che la posizione e la figura stessa dell’imprenditore erano state scrutinate dal giudice di merito in termini di assoluta e completa estraneità da qualsiasi contesto malavitoso .
La Corte di Appello, disattendendo le conclusioni del Procuratore Generale che, invece, aveva chiesto confermarsi il provvedimento del Tribunale, ha accolto integralmente le tesi difensive dell’avvocato Antonio Romeo, rigettando la proposta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, con efficacia ex tunc, indicando quindi l’infondatezza originaria della richiesta .
Lapidario il commento dell’avvocato Antonio Romeo che si è limitato ad affermare: «giustizia è stata fatta».
L’imprenditore Pisano torna quindi uomo libero ed associa il positivo provvedimento della Corte reggina alla già disposta assoluzione da parte del Tribunale di Palmi .