Settimo appuntamento del diario quotidiano di Marika Surace da Lesbo. Oggi ci parla della bellezza dell’isola e dei suoi abitanti.
Lesbo – sesto giorno
Oggi voglio dire quanto è bella Lesbo. Perché a volte ci si dimentica che quest’isola, insieme a Kios, Samos e a tutte le altre isole greche in cui avvengono gli sbarchi giornalieri dalla Turchia, è un luogo che, normalmente, vive di agricoltura e turismo.
E che quest’ultima risorsa potrebbe venire gravemente compromessa da quello che sta succedendo su queste coste. Non è un segreto che siano state già molte le cancellazioni delle prenotazioni per quest’estate, e che non ce ne siano di nuove. La gente del posto è preoccupata, scuote la testa ma poi, abituata com’è a un fatalismo millenario, solleva un calice di vino bianco e brinda a chi si unisce alla conversazione.
È un errore pensare che l’attuale situazione possa in qualche modo cambiare la bellezza antica di questi luoghi. È vero, i volontari e i membri delle associazioni riempiono rumorosamente le strade e i vicoli che si arrampicano fino al castello di Molivos.
Le strade di montagna che attraversano Lesbo, solitamente dominio di capre e pastori, sono invase dai pullman e dalle navette di Medici senza Frontiere e dell’International Rescue Committee. Ma è davvero difficile, nonostante questo, non accorgersi dei tramonti lunghissimi, dei laghetti in cui si riflette la vegetazione, verdissima, delle chiesette sul ciglio della strada, di quella costa turca che a volte, di sera, sembra ancora più vicina.
È un’isola bellissima, Lesbo, come lo sono tutte le isole, con quella luce particolare che hanno le stanze le cui pareti sono tutte di vetro, una luce che arriva dappertutto e in cui l’impotenza e la frustrazione di certi giorni sembrano dissolversi.
Non è così, certo, e chi è qui in questi giorni non è venuto a fare il turista. Ma è indubbio che la bellezza un certo potere ce l’abbia. È un’isola in cui le stelle di cui ci si dimentica l’esistenza, tornano prepotentemente a prendere possesso del cielo, scurissimo. Perché spesso le strade sono buie, le luci pubbliche vengono spente, per risparmiare, e ci si ritrova a girare per le strade avvolti nell’oscurità completa.
Che la Grecia non versi in una situazione economica positiva lo sappiamo fin troppo bene. Ma qui non sembra essere un problema, si scrollano le spalle e si guarda l’orizzonte. Gli uomini più anziani dicono che qui si è abituati agli arrivi dal mare da secoli, e non è questo che li spaventa. Sono più preoccupati per la gente che da qui ci passa soltanto, per continuare il proprio viaggio in condizioni di incertezza totale.
Non è un caso, dunque, che gli abitanti di queste isole ventose e verdi siano candidati al premio Nobel per la pace. Hanno interrotto il loro silenzio invernale, quando tutto è chiuso e assopito, hanno tirato in anticipo le tende sulla necessità. Con generosità, qualche sorriso, qualche brontolio, ma comunque senza mai lamentarsi oltre lo stretto necessario.
È un’isola bellissima, Lesbo, e allora se qualcuno pensa a dove fare le vacanze quest’estate, non mi viene in mente posto migliore da consigliare. E poi, fanno una moussaka buonissima.