GIOIA TAURO (14 agosto 2011) – La comunità gioiese si è stretta ieri attorno al suo patrono. A lui si è affidata, accompagnando la statua per le vie della città.
Dopo qualche anno si è tornata a respirare aria di festa a Gioia Tauro in occasione della festa di S. Ippolito Martire (guarda le immagini della festa). La città era vestita a festa, tutti i quartieri hanno omaggiato il santo ornando strade e balconi e un bagno di folla ha partecipato alla processione.
«La luce di questa lampada sia segno del cammino sicuro per chi è chiamato a governare la Città». Con queste parole Renato Bellofiore, prima dell’inizio della Messa in Piazza Duomo, ha consegnato al parroco don Francesco Laruffa, una lampada votiva in onore del Patrono. «Sia simbolo di vita e speranza per i nostri giovani che, coraggiosi e solidali, sono la vera speranza di questa terra. – ha continuato il primo cittadino – Sia il suggello di una festa e della gioiosa speranza per tutti noi che, a partire da oggi, si segni un vero cambiamento per la nostra città». Nel suo discorso Bellofiore ha fatto riferimento agli avvenimenti accaduti in città, nell’ultimo anno, dalla crisi economica e occupazionale fino agli attacchi della criminalità.
Alla funzione hanno partecipato gli uomini delle forze di polizia in alta uniforme, gli esponenti politici della città e i rappresentanti delle principali associazioni.
Don Francesco ha affidato a Sant’Ippolito i lavoratori del porto confidando in una pronta ripresa dell’infrastruttura che eviti a tutti la perdita del posto di lavoro. Nel corso dell’omelia, il parroco ha anche presentato alla città i 21 ragazzi che nei prossimi giorni parteciperanno alla giornata mondiale della gioventù a Madrid.
Al termine della Messa, la festa si è trasferita alla scalinata di Palazzo Baldari con il concerto degli Audio 2.
La giornata in onore di Sant’Ippolito si è conclusa sul lungomare con i fuochi d’artificio. I gioiesi hanno apprezzato il tradizionale spettacolo pirotecnico e l’hanno dimostrato dopo l’ultimo botto, con un lunghissimo applauso.
Lucio Rodinò