GIOIA TAURO – Da Seneca a Levi, piuttosto che a Freud o Eliot, senza dimenticare scrittori e giornalisti calabresi, con una sottigliezza di dettagli e riflessioni che nulla lasciano al caso, sui sentimenti che fanno parte della vita quotidiana.
Si tratta di un’analisi psico-antropologica intitolata “Dalla vendetta al perdono” che Mimmo Petullà ha saputo sviluppare con una destrezza descrittiva quasi naturale, raccogliendo testimonianze, sensazioni e pensieri propri dell’uomo palpabili ma difficili da esprimere attraverso le parole.
Eppure il sociologo calabrese ce l’ha fatta. E con quest’ultima opera edita da Rubettino, in un centinaio di pagine affronta i due sentimenti contrastanti ma conviventi, per arrivare a capire cosa passa realmente dentro la mente umana.
Ogni sensazione è vissuta e soprattutto contestualizzata dall’autore, che spiega in parte anche l’aspetto comportamentale e vendicativo che porta alle faide mafiose. Si parla quindi di onore, o di “riparazione del danno causato dall’omicidio”, sfruttando le parole di Pantaleone Sergi o di Nicola Gratteri.
“L’anelito verso una vita liberata dai condizionamenti socio-ambientali dipende da quello che si pone al centro della vita”. Scrive ancora Petullà. E da questo, secondo lo scrittore, dipende il benessere, che passa inevitabilmente attraverso il perdono di se stessi prima che degli altri.
L’autore non vuole con questo libro mostrarsi come detentore della verità disponendo della chiave di lettura giusta per poter vivere bene. Al contrario, attraverso pensieri e riflessioni altrui, comportamenti veri, situazioni reali e frequenti, prova a capire cosa scatta nel cervello dell’individuo quando subisce o commette un torto.
Un percorso scientifico, sociologico ma soprattutto antropologico insomma che induce ad un’auto analisi da parte del lettore, volta alla riscoperta di se stessi e forse a quell’amore perso perché visto da un’unica prospettiva.