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A Gioia la giornata della memoria con “Nomi, volti e immagini della Shoah”

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GIOIA TAURO –   Si è tenuto ieri mattina, nei locali di Sala Fallara l’incontro “Nomi, volti e immagini della Shoah”,  evento organizzato in occasione della Giornata della memoria.

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto.

Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
All’incontro hanno partecipato le scuole medie e superiori della città, insieme alle istituzioni e forze di polizia.

I saluti del primo cittadino Giuseppe Pedà hanno accolto i numerosi studenti presenti in sala, insieme alla mostra fotografica dal titolo “Auschwitz solo andata.. viaggio fotografico all’inferno” a cura del fotografo Domenico Scala.

Il sindaco nel ringraziare tutti i presenti ha sottolineato il significato della memoria “per ricordare gli errori del passato e per trasmettere, specie ai ragazzi l’importanza della solidarietà”.

Il dibattito è stato introdotto dalla scrittrice Rossella Scherl che ha letto un passo del libro di David Grossmam “Vedi alla voce amore”; la scrittrice si è così soffermata sulla privazione degli oggetti personali che subivano i deportati ebrei e sulla necessità di cambiamento personale di ognuno per poter così cambiare la società.

“Quando parliamo di campo di concentramento – ha detto Rocco Lentini, storico che ha preso parte al dibattito – pensiamo subito alla Shoah e i ragazzi pensano subito ad un qualcosa di lontano dal loro ambito temporale; così rischiamo di sbagliare. Io – ha proseguito- per far comprendere la storia ai ragazzi parto dalle testimonianze di calabresi nei campi di concentramento, di nomi e volti quindi più vicini a noi. Non dobbiamo creare un pregiudizio di tipo storico – ha concluso- parlare di campi di concentramento non significa parlare solo di ebrei deportati, perché storicamente i campi di concentramento sono sempre esistiti e purtroppo continuano ad esistere; ad esempio, oggi nella vicina San Ferdinando i campi container e la tendopoli dove vivono gli africani, non sono forse campi di concentramento? ”.

La mostra fotografica di Scala poi, oltre che esposta in sala, è stata anche presentata e commentata dallo stesso fotografo con una presentazione slide. Qui i presenti hanno potuto vedere le foto di oggetti personali come scarpe, valigie, occhiali appartenuti ai deportati ebrei poi uccisi nei campi, oltre che gli scatti dei luoghi come i campi di Auschwitz e Birkenau.

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