GIOIA TAURO – “La scuola è l’unico laboratorio culturale che può mantenere viva la memoria che ha una funzione sociale importantissima”.
Sono le parole di Ottavio Sfelazza, procuratore della Repubblica di Palmi, pronunciate questa mattina alla manifestazione che ha visto come protagonista Don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, nata nel 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia.
Don Ciotti ha infatti incontrato i giovani di Gioia Tauro per rispondere a domande e curiosità legate al mondo della legalità e della criminalità organizzata.
L’evento ha avuto luogo nell’auditorium dell’istituto “Severi Guerrisi”, diretto da Giuseppe Gelardi, entusiasta dell’iniziativa. Un’idea proposta da don Gianni Gentile, parroco della chiesa della Marina “Maria Ss di Portosalvo”, presente all’incontro insieme alle Autorità civili e militari del territorio.
“Io sono una piccola persona, cosciente dei miei limiti che sono tanti. – ha detto don Ciotti. Solo il noi vince”.
Gli alunni del Severi hanno subito rivolto alcune domande al religioso. Prima fra tutte quella riguardante un articolo pubblicato su “Panorama” (leggi) e che riguarda un’intervista fatta al pm antimafia Catello Maresca.
“Libera è stata un’importante associazione antimafia. – si legge – Ma oggi mi sembra un partito che si è auto-attribuito un ruolo diverso. Gestisce i beni sequestrati alle mafie in regime di monopolio e in maniera anticoncorrenziale. Personalmente sono contrario alla sua gestione: la ritengo pericolosa”.
“Libera non sarà perfetta, ma è pulita e trasparente. – ha risposto don Ciotti – Non posso che denunciare perché è mia responsabilità, finché avrò vita, quella di tutelare le persone che con me ci hanno messo la faccia e per un lavoro dignitoso.
Libera non riceve contributi pubblici, – ha tenuto a sottolineare inoltre il sacerdote – le associazioni ricevono in gestione i beni, Libera non riceve alcun bene. Libera promuove, agisce soprattutto sulla formazione”.
Presenti al tavolo dei relatori anche Cafiero De Raho, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, don Pino De Masi, referente di Libera per la Piana, e il sindaco di Gioia Tauro Giuseppe Pedà.
I nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati pronunciati nella maggior parte degli interventi.
È stato il procuratore Sferlazza in particolare a far riferimento alle vittime di mafia, dal giudice ragazzino a don Pino Puglisi.
“Sono qui come testimonianza di impegno. – ha detto – Per dirvi che lo Stato sta facendo la sua parte”.
Ed è proprio con una frase di Borsellino che il magistrato ha concluso il suo discorso che rispecchia il senso dell’incontro, per contesto e concettualità.
“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”