SINOPOLI (9 agosto 2011) – La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha confiscato questa mattina beni del valore di circa 11 milioni e 700 mila euro, riconducibili a Carmine Alvaro, reggente dell’omonina cosca di Sinopoli, nota come “Carni i cani”.
Il provvedimento, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su precedente richiesta del Procuratore Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, è conseguente alle operazioni “Matrioska” e “Matrioska 2”, eseguite nel 2010.
Tra i beni confiscati, oltre a considerevoli somme di denaro ci sono 32 uliveti nel comune di Sinopoli, quattro terreni a Roma, un fabbricato abusivo di notevole valore formalmentie di proprietà del comune capitolino e una società olivicola.
Si tratta di terreni di cui la cosca Alvaro ottenne la disponibilità non sulla base di negozi giuridici ordinari, ma sfruttando a suo vantaggio la propria forza intimidatrice.
Le indagini avevano documentato come, pur non avendo alcun titolo formale giustificativo del possesso di tali terreni, la medesima cosca avesse addirittura percepito contributi comunitari per svariate centinaia di migliaia di euro.
Il boss Carmine Alvaro, attualmente recluso a Spoleto sotto il regime del carcere duro, ricevette il “bastone del comando” da Domenico Alvaro (cl. 37) alias “Micu U Scagghiuni”, considerato vecchio patriarca della ‘ndrangheta, che mantenne il ruolo di mentore e “consigliori” del nuovo reggente.
A Carmine Alvaro facevano riferimento gli altri gruppi familiari degli ALVARO, variamente soprannominati, come i “Paiechi”, i “Merri”, i “Furgiari” e i “Pallunari”.
Lucio Rodinò