GIOIA TAURO – Si è tornati davanti ai cancelli. Ieri un centinaio di dipendenti del Porto ha atteso davanti la sede dell’Autorità Portuale l’esito del comitato portuale, riunitosi per questioni quasi esclusivamente tecniche, e per chiedere maggiore attenzione sul futuro dello scalo gioiese.
E’ una crisi silenziosa e imperterrita quella che attanaglia il terminal di Gioia Tauro. Dopo la sottoscrizione dell’accordo tra i sindacati confederali (Cgil,Cisl, Uil, Ugl) e la società di gestione, la Medcenter Container Terminal sulla cassa integrazione straordinaria nei confronti di 416 dipendenti, si attendeva qualche novità sul fronte degli impegni istituzionali e commerciali. Invece, le banchine rimangono semi deserte, i volumi anche se in lieve aumento ad ottobre rimangono bassi, e gli altri porti diventano sempre più agguerriti per strappare in via definitiva lo scettro di porto di prima fila a Gioia.
Un destino che sembra segnato visto l’immobilismo di azioni concrete sullo scalo: Msc non ha risposto positivamente alle sollecitazioni del Governatore Giuseppe Scopelliti, Mct rincorre ma non trova nuovi clienti e lascia interi tratti di banchina non utilizzata e con le gru ferme ed alzate. Immagini tristi e desolanti, mentre i politici continuano ad annunciare incontri e vertici che di concreto poi non portano nulla.
Il comitato di ieri comunque qualche risultato positivo l’ha avuto, il 29 novembre a Catanzaro ci sarà un nuovo vertice unitario con tutti gli attori sociali e istituzionali coinvolti. Già questa unità che nelle settimane scorse sembrava sgretolata è notizia. Per lo meno le parti si siederanno tutte allo stesso tavolo e non come successo ultimamente ognuna in sedi e luoghi differenti.
Questo anche grazie al Sul (sindacato unitario dei lavoratori portuali) che ha depositato un documento all’Autorità portuale nel quale si legge che «bisogna valutare ogni possibile iniziativa per il bene della intera area portuale per gli attuali e per i potenziali futuri lavoratori, contando anche sulla collaborazione degli attuali attori che operano a Gioia Tauro, per recuperare spazi già affidati e non sfruttati a pieno da utilizzare per tentare una gara internazionale che attiri nuovi possibili clienti nello scalo gioiese. E’ necessario coinvolgere tutti:comuni, Provincia, Regione e Camera di Commercio per far fronte comune e per trovare soluzioni fattibili e funzionali».
Insomma unità di intenti, ma di navi al Porto ne restano sempre poche.
Alfonso Naso