La firma ufficiale dell’accordo per il Policlinico universitario a Cosenza svela una verità che denuncio, abbastanza isolato, ormai da tempo. E’ proprio uno dei protagonisti della firma, il rettore dell’Unical Nicola Leone, a palesarlo oggi con una sua dichiarazione pubblica alla stampa locale: “Siamo riusciti a procedere rapidamente grazie a una progettazione rigorosa e a un metodo scientifico”.
Il consigliere di Catanzaro Capellupo dà una lettura più critica: dalla nascita della facoltà di medicina a Cosenza, allo spostamento dei posti di cardiochirurgia del S.Anna a Cosenza, alla sottrazione dei fondi per il nuovo ospedale di Catanzaro, alla concentrazione di grandi investimenti pubblici sanitari ed universitari a Cosenza, alla sostanziale uccisione della sanità e della università del Capoluogo di Regione tutto parlava da tempo di un piano scientifico che, però, oggi viene palesato a tutti.
E’ evidente: non si può più parlare di sole rivendicazioni campaniliste!
All’insediamento di Occhiuto nel 2021 di fronte il Santuario di San Francesco di Paola, Roberto Occhiuto e Nicola Leone chiudono un accordo di potere unico, come racconta pubblicamente lo stesso rettore, forse, i due dimenticarono in quella sede che San Francesco è il patrono di tutti i calabresi e non delle loro “visioni” individuali e private.
Per creare scientificamente questo modello “virtuoso” si è scelto di svuotare e marginalizzare altri territori, in primis Catanzaro. Perché mentre a Cosenza si annunciano 855 posti letto, infrastrutture imponenti e ulteriori 45 milioni per trasformare l’Annunziata in una “cittadella della salute”, sul Pugliese-Ciaccio, sul Policlinico dell’Umg e sulla incompiuta Dulbecco che doveva essere per detta di Occhiuto la più grande azienda ospedaliera del mezzogiorno, cala sostanzialmente un silenzio assordante, fuori da programmazione e risorse. Da un lato si accellera scientificamente e dall’altro si rallenta coscientemente.
Occhiuto apre la legislatura come l’ha conclusa: offendendo territori, cittadini e professionalità sanitarie, dividendo la Calabria anziché unirla e governarla.
E ancor più grave, finita la campagna elettorale, è il silenzio complice della politica, della sanità e dell’università catanzarese, che di fronte a questa regia ed a questo disegno restano, purtroppo, forse spaventate ma sicuramente silenti ed immobili. È lecito pensare che qualcuno stia già trattando “ospitalità professionale” a Cosenza per sé e per i propri figli o congiunti? I Catanzaresi hanno ragione a pensarlo?
La realtà è semplice: in Calabria, per studiare medicina, per esercitare la professione medica con strumentazione adeguata e per curarsi, si dovrà andare a Cosenza. Se ti ammali a Catanzaro, Crotone, Vibo o Reggio sei fregato, devi morire o emigrare a Cosenza.
Ben venga il progresso di tutti i territori della Calabria ma questo è un risultato costruito sulla pelle di Catanzaro, della sua eccellente comunità sanitaria e dei malati calabresi, che meritano rispetto, equità, investimenti, qualità sanitaria e non cancellazioni programmate e patti di potere.



