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Palmi: sequestrati beni per 150 milioni di euro ai Mattiani. Secondo la Dia sarebbero legati ai Gallico

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L'Hotel Gianicolo a Roma
L’Hotel Gianicolo a Roma

Ci sono anche due alberghi di lusso tra i beni finiti nelle mani della magistratura, sequestrati dalla Dia alla famiglia Mattiani di Palmi, ritenuta attigua alla cosa Gallico.

Si tratta del Grand Hotel Gianicolo, a Roma, dell’Hotel Arcobaleno di Palmi, beni di Giuseppe e Pasquale Mattiani, padre e figlio. Il valore degli immobili sequestrati si aggira intorno ai 150 milioni di euro. l sequestro è il risultato di due complesse e convergenti attività di indagine condotte dal centro operativo Dia di Roma, dalla squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Palmi che hanno consentito di acquisire gli elementi necessari a dimostrare la contiguità dei due alla cosca di ‘ndrangheta dei Gallico e colpisce la realtà imprenditoriale dei Mattiani con un patrimonio milionario.

L'Hotel Arcobaleno di Palmi
L’Hotel Arcobaleno di Palmi

Pasquale Mattiani, padre del giovane Giuseppe, vice sindaco di Palmi autosospesosi nei mesi scorsi, è stato condannato in agosto a 4 anni di reclusione nel processo “Cosa mia”, condanna di primo grado inflitta dai giudici del Tribunale di Palmi, per favoreggiamento della cosca Gallico. L’ascesa economica della famiglia Mattiani, per come evidenziato dagli inquirenti, ha inizio nei primi anni novanta, quando un semplice e modesto motel della periferia di Palmi, l’Hotel Arcobaleno, sito in contrada Taureana di Palmi, si trasforma in una società dal capitale miliardario abilmente suddiviso tra i figli appena ventenni di Giuseppe Mattiani, in quote di circa 250 milioni di lire ciascuna.

La nuova società, a fine anni novanta e poco prima del Giubileo, opera un grande salto a livello finanziario: l’acquisto di un immobile a Roma – un monastero sito in uno dei posti più belli della capitale, il colle Gianicolo, di proprietà di una congregazione religiosa. In quel periodo, visto l’approssimarsi dell’evento di portata planetaria, gli immobili di tipo alberghiero erano ricercatissimi e naturalmente molto onerosi per via dell’atteso afflusso di milioni di pellegrini. Rilevante nella scalata del Gruppo Mattiani è risultata l’attività di una Banca locale, intervenuta per finanziare l’operazione senza la cui garanzia difficilmente lo stesso gruppo avrebbe avuto modo di portare a termine la compravendita immobiliare.

I due Mattiani avevano cercato di occultare la provenienza delle provviste di denaro illecito (ben 11 miliardi delle vecchie lire pagati al momento della stipula del rogito notarile inerente la compravendita) occorrenti per l’acquisto dell’immobile mascherandolo con una successiva richiesta, a distanza di alcuni mesi, di un mutuo per 13 miliardi di lire.

La “pericolosità” di padre e figlio interessati dal provvedimento di sequestro è tracciata, secondo la Dia, dalle attività di reinvestimento di proventi non desumibili dai redditi dichiarati, e pertanto illeciti, e dall’infiltrazione perpetrata nel sistema finanziario.

E’ il tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, a ricostruire il profilo dei due nell’ordinanza: “è senza dubbio emerso non solo dalle risultanze delle intercettazioni esaminate ma anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia (…) che Mattiani Giuseppe ed il figlio Pasquale sono imprenditori collusi alla ‘ndrangheta.

Il primo ha costruito la sua carriera politica attraverso l’appoggio della cosca Gallico, ha tratto vantaggi economici da tale vicinanza mediante la sistematica canalizzazione di clienti presso la struttura turistico ricettiva sita a Palmi gestita dalle sua famiglia, e, cosa più importante, ha beneficiato del fatto di essere ‘uomo dei Gallico’…”. Ed ancora, secondo i giudici reggini: “Le prove raccolte consentono di ritenere che la società di cui si chiede il sequestro,…. sia con il passare del tempo divenuta una entità del tutto nuova e diversa da quella originaria attraverso continui ed imponenti investimenti effettuati con denaro che…deve ritenersi di provenienza delittuosa”.

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