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L’incontro con Irene Gaeta: il sogno di Padre Pio che prende vita a Drapia

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Era una mattina luminosa a Drapia, il sole accarezzava dolcemente le colline che circondavano la cittadella di Padre Pio. Avevo sentito parlare di questo luogo speciale e della sua fondatrice, Irene Gaeta. Incuriosita, decido di incontrarla per ascoltare direttamente la sua storia.

Sedute all’ombra di un grande albero, con la cittadella sullo sfondo, inizio l’intervista con un sorriso:

Irene, la tua storia è straordinaria. Hai lasciato il mondo della moda per seguire il sogno di Padre Pio. Come è iniziato tutto?

“Era il 1962. Avevo una sartoria a Roma e lavoravo con molte attrici famose. Un giorno, Padre Pio mi apparve e mi disse che gli mancava un calice, ma lo voleva d’oro. Io gli risposi che in quel momento non potevo permettermelo, ma poco dopo mi chiamò una cliente e mi ordinò quindici abiti. Riuscii a guadagnare la somma necessaria, comprai il calice e glielo portai. Quando glielo consegnai, mi disse che il Signore aveva bisogno di un’anima disposta a offrirsi a Lui. Io risposi: ‘Eccomi’.”

Da quel momento, il tuo legame con Padre Pio è diventato ancora più forte. Ti ha chiesto di costruire la cittadella qui, in Calabria. È stato difficile realizzare il progetto?

“All’inizio non volevo venire in Calabria. Non era la mia terra. Ma Padre Pio continuava a dirmi: ‘Vai avanti! Vai avanti!’. Mi mostrò in una visione il luogo preciso dove doveva sorgere questa opera. Dopo tanto cercare, riconobbi la collina di Drapia. Sembrava impossibile ottenere tutti i permessi, molte persone mi dicevano di lasciar perdere. Ma sapevo che dovevo continuare.”

Ora la cittadella esiste e ospiterà bambini malati. Qual è il suo scopo principale?

“Padre Pio mi disse: ‘Figlia mia, qui devi fare un Santuario, un Ospedale Pediatrico, un Centro di Ricerca e un Villaggio per i sofferenti’. I bambini nasceranno con tumori sempre più aggressivi e dovranno essere curati anche con medicine naturali. Per questo la ricerca sulle proprietà delle erbe e dell’acqua di Drapia sarà fondamentale.”

Hai sentito la presenza di Padre Pio durante questo percorso?

(sorride con dolcezza) “Sempre. Quando ero scoraggiata, Lui mi parlava. Mi diceva che la Provvidenza non sarebbe mai mancata. E aveva ragione: ogni volta che serviva qualcosa, arrivava. Anche l’architetto Luciano Messina, dopo una notte insonne, ha disegnato il progetto definitivo in soli quindici minuti.”

Qui c’è anche la grotta della Madonna di Lourdes. Perché è importante?

“La Madonna protegge questo luogo. La grotta è stata realizzata con travertino di Siena ed è un simbolo di speranza. Qui, le persone trovano conforto e pace. La fede è una parte fondamentale della guarigione.”

Dopo aver ascoltato la tua storia, sento che questo luogo è davvero speciale. Cosa desideri per il futuro della cittadella?

“Che possa diventare un faro di speranza per i bambini malati e le loro famiglie. Che la ricerca e la preghiera possano lavorare insieme per donare guarigione e forza. Padre Pio ha voluto questo posto, e io so che sarà un punto di riferimento per il mondo intero.”

Rimango in silenzio per qualche istante, assaporando le parole di Irene. Guardo la cittadella e ho davvero l’impressione che sia un dono del cielo.

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