Somme investite: 727.333 euro. Disavanzo d’esercizio: 325.855 euro.
Adesso sappiamo quanto l’edizione del 2023 della Varia di Palmi è costata: 727mila 333 euro è una cifra enorme e forse spropositata.
Dopo mesi a chiedere lumi sull’esercizio 2023 della Fondazione Varia, oggi finalmente si conoscono – sebbene non nei minimi dettagli – le cifre spese e soprattutto il buco lasciato da una festa che è stata all’insegna dello sfarzo più totale.
325.855 euro di disavanzo sono una cifra enorme, e sebbene «ogni persona giuridica – Enti, Fondazioni, Associazioni – che agisce senza un proprio patrimonio (a patrimonio della Fondazione è stato inserito u cippu della Varia il cui valore è di 92mila euro, ndr.) e a rendiconto, si muove con una fisiologica programmazione economica in deficit» – citando la nota della Fondazione Varia – il dato evidenzia come i conti siano stati fatti senza l’oste.
325.855 euro di disavanzo, per una Fondazione alla sua prima esperienza nell’organizzazione di un evento, sono indice di una gestione poco sapiente dei fondi a disposizione.
Sì, perché quando nel verbale del Cda della Fondazione del 28 giugno scorso (durante il quale il sindaco era assente giustificato insieme a Claudio Carbone) il presidente afferma che tra le cause del disavanzo c’è «il mancato rispetto da parte di enti privati ed enti pubblici, di impegni pubblicamente assunti e non onorati, sull’affidamento dei quali non c’era alcun motivo di dubitare», la domanda che viene da porsi è: com’è possibile programmare una festa facendo affidamento semplicemente sulla parola data?
Ma la Fondazione, un bilancio di previsione delle spese lo aveva fatto? E cosa aveva inserito? A quanto ammontava la spesa prevista? Aveva indicato le fonti di entrata con relative somme stanziate?
E quando nello stesso verbale si legge – parole sempre del presidente – «ricordo l’impegno assunto e pubblicizzato anche sui social, da parte di esponenti della Regione di un contributo rilevante e adeguato a coprire le spese, dapprima decisamente ridotto e in seguito solo in parte elargito, peraltro dopo esatta rendicontazione», emerge che all’interno della Fondazione nessuno si era informato su come interviene il finanziamento previsto dalla legge regionale, qual è lo scopo, quali spese copre e quali sono le modalità di erogazione.
Se la Varia 2023 fosse stata ciò che da una Fondazione ci si aspetta, vale a dire un evento che esalta e valorizza esclusivamente la macchina a spalla, che promuove la tradizione a essa legata, allora sarebbero bastate somme più contenute per realizzare la festa. Bastava poco, perché il brand Unesco è già di suo una garanzia di promozione dell’evento.
Invece la Varia è stata molto altro: concerti, food village, influencer, cabaret, tutta roba che con la Varia non ha legami e che ha prodotto ciò che oggi abbiamo avuto modo di apprendere.
La Fondazione si è dunque sostituita all’assessorato al turismo, è diventata una sorta di agenzia di eventi poco concentrata sulla Varia, unico e solo bene da promuovere, e distratta da altro.
Quell’altro che piace, soprattutto in estate, e che – diciamolo – è anche giusto ci sia, ma che non può essere fatto da un soggetto che nella sua mission annovera ben altro.
E soprattutto, non può essere fatto lasciando un disavanzo di bilancio da 325mila 855 euro.
L’edizione 2024 della Varia è ormai un work in progress e, come è normale che sia, i toni sono sono decisamente più moderati.
Adesso l’augurio è che a moderarsi siano anche i toni di chi, in queste ultime settimane soprattutto e sui social in particolare, ha punzecchiato a destra e a sinistra, ha fatto la voce grossa o ha taciuto. È tempo di riflettere sui passi falsi commessi per non sbagliare più, è tempo di celebrare quella festa, la Varia, che è “un esempio, modello e fonte di ispirazione raccomandato dall’Unesco a tutti gli stati aderenti”, sinonimo di bellezza e legalità.