«Festeggeremo con pizza margherita, patatine, ketchup e Coca Cola. Una cena solo per noi tre».
Sono le parole di Maria Antonietta, moglie del cancelliere Giovanni Bonarrigo, in servizio al Tribunale di Palmi, che domenica di Pasqua ha deciso di prendere l’aereo e volare a Cracovia per poi raggiungere l’Ucraina e provare a salvare il figlio adottivo, Basyl, che si trovava in un istituto per minori a Chereshenky.
«Abbiamo attraversato Leopoli – racconta Giovanni a repubblica.it – dove due volte è suonata la sirena d’allarme. C’erano bombardamenti in corso, lungo la strada carcasse di carri armati russi, i sobborghi a Sudovest di Kiev interamente distrutti, almeno 15 i checkpoint di controllo».
Gli ultimi 287 chilometri Giovanni li ha percorsi in cinque ore prima di raggiungere l’istituto di Chereshenky, dove ad aspettarlo c’era Basyl, il figlio adottivo di cui la pratica per il nulla osta si è conclusa il 9 marzo.
«Missione compiuta – prosegue nel suo racconto Giovanni Bonarrigo – ora siamo arrivati a Budapest e ci dirigiamo in aeroporto; atterreremo a Catania e poi raggiungeremo Melito di Porto Salvo».
Basyl, il figlio adottivo di Giovanni e Maria Antonietta, ha 12 anni; ne aveva 6 quando per la prima volta è arrivato in Italia, a Catania, dove ad attenderlo c’erano i suoi futuri genitori. I due coniugi avevano deciso di partecipare ai programmi di accoglienza temporanea dei bambini dell’area Chernobyl, di cui l’Italia è dal 2000 capofila in Europa.
Basyl, i cui genitori naturali avevano lasciato in orfanotrofio quando ancora aveva 4 anni, inizia a legarsi a Giovanni e Maria Antonietta, e loro a lui. Per tre anni ha frequentato i suoi futuri genitori, venendo in Italia in estate e per il Natale, ma dal 2020, dallo scoppio della pandemia, non è stato più possibile incontrarsi pertanto gli incontri sono stati sospesi. Sono stati due anni difficili, ma proprio in piena pandemia, nell’aprile del 2020, Basyl è stato dischiarato adottabile dalle autorità ucraine, dopo un iter cominciato nel 2016.
«L’adozione è diventata effettiva soltanto il 9 marzo scorso – racconta Giovanni Bonarrigo – con la guerra iniziata da un paio di settimane e l’orfanotrofio che non avrebbe mai lasciato andare via dall’Ucraina il ragazzino se non con la presenza dei suoi genitori adottivi».
La paura di perdere per sempre il loro figlio era tanta così Giovanni e Maria Antonietta, con il supporto del ministero degli Esteri e della commissione per le adozioni internazionali, hanno iniziato a sentirsi quotidianamente, fino alla decisione di partire per tentare di portare il piccolo in Italia.
Basyl e i suoi genitori italiani adesso sono insieme, pronti a divorare pizza e patatine e a buttarsi alle spalle due mesi vissuti nel terrore.