Il Dalai Lama è il titolo dato al leader religioso del buddhismo tibetano e significa “oceano di saggezza”. Il nome è una combinazione della parola mongola e cinese Dalai, che significa “oceano”, e della parola tibetana Bla (con la “b” muta), che significa “sommo sacerdote”. I tibetani credono che, dopo la scomparsa di un Dalai Lama, il successivo sia la sua reincarnazione, e che tutti siano incarnazioni del Grande Buddha.
Nel corso della storia, in particolare dal XVII secolo fino al 1959, i Dalai Lama hanno governato gran parte del Tibet dal Palazzo del Potala, a Lhasa, capitale del Paese.
Tenzin Gyatso, noto come il 14° Dalai Lama, nacque il 6 luglio 1935 in una numerosa famiglia di contadini in un villaggio chiamato Taktsar, situato nel nord-est del Tibet. Nel 1949, quando la Cina invase il Tibet, fuggì in India con i suoi seguaci e formò il governo tibetano in esilio.
La storia del Tibet è più antica di quella della Cina. Il governo tibetano cadde dopo l’invasione mongola e, durante quel periodo, anche la Cina era sotto il dominio dell’Impero Mongolo. Lo Stato indipendente del Tibet è esistito dal 1912 al 1951, dopo la sconfitta dell’Impero Qing. Era uno Stato buddhista guidato dal 13° Dalai Lama, formato entro gli attuali confini della provincia del Tibet.
Nel 1951 l’esercito comunista cinese, guidato da Mao, cercò di instaurare un regime comunista su tutti i territori dell’ex impero Qing, tranne la Mongolia. Il Tibet venne sconfitto dall’esercito cinese. In realtà, il Grande Tibet occupa circa un quinto della superficie totale della Cina, e se un giorno riuscisse a riconquistare la propria libertà, diventerebbe il decimo Paese più grande del mondo per estensione territoriale.
Il modo in cui il 14° Dalai Lama ha evitato la violenza nel perseguire le rivendicazioni politiche tibetane è stato più volte elogiato da osservatori internazionali e da gruppi per i diritti umani. Nel 1989 gli è stato persino conferito il Premio Nobel per la Pace.
Dal 1971, la Cina ha consolidato la propria posizione nelle Nazioni Unite e nel Consiglio di Sicurezza, diventando una delle potenze economiche mondiali. Di conseguenza, la sfera d’influenza e il margine di azione del Dalai Lama sono diventati sempre più ristretti. Alla fine, la sua proposta per la questione tibetana fu di non chiedere l’indipendenza dalla Cina, ma piuttosto l’autonomia culturale per i tibetani, al fine di preservare la loro identità e il loro stile di vita. In effetti, una ritirata diplomatica rispettosa.
Ma ciò non significa che tutti i tibetani lo sostengano: alcuni gruppi, infatti, stanno ancora combattendo la Cina con l’obiettivo politico dell’indipendenza del Tibet.
Va notato che, secondo il diritto internazionale e le Nazioni Unite, il governo tibetano in esilio fu formato con il sostegno di un paese terzo (gli Stati Uniti). Secondo un documento del Dipartimento di Stato datato 9 gennaio 1964, il governo statunitense fornì un ampio sostegno finanziario sia ai militanti tibetani sia allo stesso Dalai Lama. Ciò includeva il trasporto aereo di truppe tibetane addestrate in Colorado verso l’India e la formazione di ufficiali tibetani di alto rango. Questo solleva interrogativi sull’obiettivo strategico degli Stati Uniti nei confronti della Cina e sul vero significato del pacifismo del Dalai Lama, soprattutto considerando che egli ha partecipato a una cerimonia sionista a Gerusalemme nel 2009, prima di incontrare Ehud Olmert, il 12° Primo Ministro di Israele, e non ha mai fatto menzione della popolazione di Gaza ed appelli alla pace.