L’intitolazione della Sala Biblioteca a don Francesco Laruffa nella scuola secondaria di primo grado “Pentimalli” di Gioia Tauro alla presenza della comunità scolastica, del vescovo della diocesi di Oppido-Palmi e di altre autorità mi ha suscitato ricordi, come insegnante e come catechista, nel lungo periodo in cui nella parrocchia di Sant’Ippolito è stato parroco don Francesco.
Le sue omelie erano famose: con un linguaggio che si avvaleva di parole-chiave e girando su di esse, allargandosi, riusciva a farsi comprendere da tutti.
Il suo modo di accostarsi al messaggio di Gesù era immediato e l’ascoltatore respirava pian piano l’atmosfera del luogo e del tempo in cui Gesù parlava e si collegava al nostro presente.
Don Francesco ha rappresentato per noi cristiani di Gioia Tauro la semplicità e la forza della comunicazione; si è avvalso di forti collaboratori nelle settimane teologiche a cui faceva seguire la pubblicazione degli atti.
Questi incontri da lui voluti e da noi aspettati rappresentavano momenti di approfondimento biblici significativi. Per esempio, abbiamo imparato con monsignor Papa, vescovo, che un versetto della Bibbia va letto e riletto per produrre in noi una risonanza apportatrice di novità e azione. Così, ogni incontro con la Bibbia si trasformava in un incontro con il Signore e con noi stessi, per l’evocazione interiore prodotta dalle parole spiegate dal teologo nella settimana teologica di turno.
Per don Francesco la cultura in generale è alla base della personalità e del comportamento umano. Essa permette, con l’intrecciarsi di esperienze, di realizzare significativi comportamenti, non prodotti da momentanee decisioni, ma da riflessioni personali nello scambio proficuo nella Chiesa e nella società.
Parola di Dio e parole umane si intrecciano nel linguaggio di don Francesco: la parola di Dio è fonte di meditazione, le parole sono relazione, consapevole vivacità intellettuale e vita vera.
Don Francesco è stato insegnante presso il seminario di Mileto, e poi ancora nelle scuole per l’insegnamento della religione cattolica. Ma è stato insegnante in tutte le sue omelie, in tutti i suoi incontri con i catechisti e i vari gruppi parrocchiali: parlava con autorità della quale ci spiegava l’importanza nell’educazione dei giovani.
Ogni incontro era preparato dalla preghiera e da uno studio alto, al di sopra delle nostre stesse capacità, eppure riusciva con brevi frasi a racchiudere l’alto messaggio che il suo insistente studio gli consentiva di percepire dalla riflessione dei teologi.
Per me è bello quando da Papa Francesco sento delle frasi che ho già ascoltato da don Francesco: li sento uniti nell’educare …
Don Francesco coglieva dal sapere umano tutto quello che il suo popolo poteva utilizzare per diventare più cristiano. Le invenzioni e le scoperte dell’uomo invitavano a riflettere sull’uso che di queste si può fare, erano i tempi di San Paolo VI.
Alcuni di noi conservano le meditazioni di don Francesco e i suoi libri con riflessioni antiche e moderne su Maria, bruna ma bella (titolo di un testo) e ancora: note catechistiche e ricordi personali.
Il rapporto con il popolo era deciso, chiaro, proficuo. Diventava più personale con un colloquio diretto ed in lui scoprivi la sensibilità e il desiderio di risollevare l’anima dalle angosce quotidiane con lo stile di un esperto psicologo e ministro di Dio.
Nelle messe e nella celebrazione dei sacramenti era meticoloso per farci comprendere che ogni gesto, ogni parola del rito ha il suo valore, non è parola che sfugge, ma che resta.
Penso che ognuno di noi, nel suo cuore porta una frase che nel corso del tempo l’ha aiutato a superare piccoli e grandi ostacoli. Per esempio egli diceva: «per Dio tutto è semplice», frase piena della ricchezza e della potenza di Dio, sempre vicino all’umile che lo cerca.
Liù Frascà
Socia A.D.I.C.