Un momento della discussione in Consiglio

Il piano di riequilibrio da oltre 3,3 milioni di euro è passato in consiglio comunale con i soli voti della maggioranza di Rinascita per Cinquefrondi. Astenuto il gruppo Misto composto da Maria Caridi e Raffaele Pilogallo mentre il gruppo SiAmo Cinquefrondi, con le consigliere Michela Chindamo e Maria Lucia Alì, ha espresso parere sfavorevole. Un piano necessario alla stessa sopravvivenza dell’ente – e divenuto inderogabile dopi i rilievi mossi dalla sezione calabrese della Corte dei Conti – la cui alternativa sarebbe stata il commissariamento, e peggio, la dichiarazione di dissesto. Una discussione approdata in consiglio sul filo di lana e per la quale sono stati necessari ben due giorni di lavori d’aula per arrivare alla delibera per via del provvidenziale rilievo mosso da Alì circa la non aderenza alla tabella dettata dall’art 243 bis del TUEL sulle tempistiche previste per il rientro, inizialmente stimato in 20 anni, e poi necessariamente rettificato in 15, svista che avrebbe potuto seriamente compromettere il «grosso lavoro di uffici, segretario comunale e parte politica» come riferito dal sindaco Michele Conia. Una manovra necessaria visto l’alto rapporto di passività (all’81,69%) nel quale il Comune si è ritrovato impegolato in una situazione di bilancio quasi necrotizzata da passività, contenziosi e crediti inesigibili che, sempre come riferito dal sindaco (e confermato dal responsabile delle finanze municipali), «si trascina da oltre 40 anni». Le azioni correttive previste dai tecnici dell’ente – e spiegate in un’apposita relazione predisposta dalla maggioranza letta, per l’approvazione, dal presidente del consiglio Fausto Cordiano – riguarderanno la rideterminazione del personale per cui ci si impegna a non aumentare la dotazione organica (con uno stop al turn over che dovrebbe comportare un risparmio di complessivo di circa 676mila euro); la riduzione di acquisti di beni e servizi interni (-37mila euro); la riduzione delle spese correnti dell’ente (-15mila euro);un piano di alienazione degli immobili di proprietà comunale (da cui è previsto un incasso di 121mila euro); l’aumento, contestualmente deliberato, dell’addizionale comunale Irpef da 0,70% a 0,80% (che dovrebbe far introitare 1,05 milioni di euro per la durata del piano) e l’aumento del canone unico patrimoniale (che dovrebbe apportarne altri 280mila); la rimodulazione di canoni di fitto di immobili di proprietà comunale (da cui dovrebbero pervenire altri 890mila euro) ed infine la lotta più serrata all’evasione dei tributi comunali (il cui gettito è stato previsto in ulteriori 350mila euro). «Un piano rimasto invariato nei numeri complessivi» ma al quale è stata necessariamente modificata la tempistica illustrato nei capitoli dal responsabile dei servizi finanziari Vincenzo Macrì. La consigliera Lucia Alì ha evidenziato il mancato coinvolgimento delle minoranze nella stesura dell’atto e le tempistiche strettissime con le quali la discussione è stata portata in consiglio, che, visti i termini di scadenza ridotti al lumicino, ha pure rischiato di saltare atteso il giusto rilievo sugli anni previsti (15 e non 20) formulato dalla stessa capogruppo, soffermandosi sui rilievi critici dei magistrati contabili per gli esercizi 2015-2017, sulle anticipazioni di tesoreria e sull’improprio utilizzo di fondi vincolati parlando del bilancio «come documento essenziale, principale e programmatico di un’amministrazione che comporterà sacrifici per la popolazione». Articolato quanto accorato anche l’intervento del sindaco Michele Conia che, parlando di senso di responsabilità, sacrificio e peso morale necessario da parte di tutti per il piano da approvare, ha allontanato le ombre e l’onta di un possibile commissariamento «che questo Comune non merita» scommettendo di «rientrare prima, molto prima, spero addirittura entro la fine del mio mandato» rispetto ai 15 anni di sacrifici programmati prospettando entrate straordinarie derivanti dal recupero somme da infrazioni stradali, abusivismo edilizio e contenzioso. «Un piano di riequilibrio che rappresenta il futuro dell’ente» per una “operazione verità” da mettere in campo «una volte per tutte, per rimettere finalmente a posto le cose, chiudere per sempre questa partita e farne beneficiare tutti, anche chi ci sarà dopo di me». Le dichiarazioni voto hanno visto l’astensione del gruppo Misto «per il disconoscimento delle dinamiche pregresse» ha riferito Maria Caridi e il voto contrario di SiAmo Cinquefrondi che per bocca della consigliera capogruppo Michela Chindamo ha spiegato, per le tempistiche concretizzatesi, «l’impossibilità di esaminare con attenzione» il contenuto del piano sottoposto. È stato lo stesso Conia, invece, a leggere le determinazioni favorevoli del gruppo di maggioranza sul piano di riequilibrio proposto, seppur tumultuosamente, in consiglio «per garantire un futuro ed una stabilità all’ente, ai dipendenti e all’intera comunità». In ogni caso, la decisione finale sull’approvazione del piano deliberato dal Consiglio sarà rimessa, per competenza, alla valutazione della sezione regionale della Corte dei Conti nonché degli appositi uffici del Ministero dell’Interno.