“Se Fortunata non è candidato agli Oscar è per colpa della sinistra snob”.
Parole e musica di Sergio Castellitto a cui non è affatto piaciuta la scelta di candidare all’Oscar come miglior film in lingua non inglese A Ciambra del regista Carpignano, film ambientato nel quartiere di Gioia Tauro – a Ciambra, per l’appunto – dove vive una folta comunità Rom.
Il regista e sceneggiatore italiano, che si trova negli Stati Uniti d’America per la rassegna “Italy on Screen Today” dove ha ricevuto il Premio Manfredi Art Excellent Award, spiega perché secondo lui A Ciambra è stato preferito al suo Fortunata quale miglior film in lingua non inglese agli Oscar.
“Io e mia moglie siamo vittime di un preconcetto perché facciamo un cinema popolare ma di qualità – ha dichiarato Castellitto al Corriere della Sera – Agli Oscar la nostra coppia non può andare. Non abbiamo padrini né protettori”.
Protettori o produttori? La domanda è lecita, dal momento che subito dopo Castellitto ha proseguito parlando proprio del produttore di A Ciambra, Martin Scorsese, ed ha detto: “Una figura che può aver pesato. Non voglio costruire polemiche, ma non avere avuto la possibilità di offrire il mio film a quel tipo di percorso, mi ha intristito. Ma, lo sappiamo, il successo in Italia non si perdona”.
E il successo di Carpignano si nasconde, più che dietro al produttore, dentro alla storia di straordinaria realtà ed attualità che ha voluto raccontare. Una storia che Carpignano racconta attraverso Pio, un ragazzino di 14 anni della comunità Rom di Gioia Tauro che beve e fuma.
Una storia difficile quella di Pio, che è la storia dei tanti bambini che vivono nelle tante “Ciambra” d’Italia. Storia reale, verista, attuale, in cui la Commissione che lo ha candidato all’Oscar ha visto qualcosa di unico, mai narrato, mentre Castellitto ha visto un disegno della sinistra che ha deciso di “scaricarlo”, o meglio punirlo.
Ma lo sfogo di Castellitto non finisce qui, c’è tempo per prendersela anche con Berlusconi e la classe intellettuale egemone in Italia.
“Tutta la colpa è di Berlusconi, o delle serie tv se il cinema italiano va male? La sinistra dice: siccome il male è tutto di là, noi non abbiamo colpe – ha aggiunto il regista – Così parliamo del gotha intellettuale, culturale e politico che si autocelebra, e che quando può esercita il proprio potere. Un dissenso che è consenso, e si traveste di dissenso. Un conformismo travestito da rivoluzionarismo”.