Il Tribunale collegiale di Palmi ha assolto con la formula più ampia dall’accusa di corruzione, il dottor Giuseppe Fiumanò, coordinatore della farmacia ospedaliere dell’ASP di Reggio Calabria e responsabile delle farmacie di Palmi e Gioia Tauro fino dal dicembre 2017.
Il dottor Fiumanò, nell’ambito dell’operazione denominata “Chirone” originariamente era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di due episodi di corruzione, aggravati dalla finalità agevolatrice mafiosa. I fatti, secondo l’accusa, sarebbero avvenuti tra il novembre e il dicembre del 2017.
Per queste accuse nei confronti del dirigente ASP erano stati disposti gli arresti domiciliari, poi annullati dal Tribunale del Riesame reggino.
Già il Gup, nel marzo 2022, aveva pronunciato, in favore dell’imputato, sentenza di non luogo a procede «perché il fatto non sussiste», sia per il reato di concorso esterno che per un solo episodio di corruzione.
Lo stesso giudice aveva, invece, rinviato a giudizio dinnanzi al Tribunale collegiale di Palmi il farmacista esclusivamente per l’unico episodio di corruzione.
Nel corso di oltre due anni di istruttoria dibattimentale, i difensori del dottor Fiumanò, avvocati Andrea Alvaro e Antonio Fiumanò, hanno dimostrato l’infondatezza dell’accusa residua, tant’è che, in sede di requisitoria, lo stesso pm ha richiesto una sentenza assolutoria. Il Tribunale di Palmi, in accoglimento della concorde richiesta delle parti, ha assolto il dirigente ASP con la formula «perché il fatto non sussiste».
Dopo più di tre anni di calvario si è così conclusa positivamente la vicenda giudiziaria del dottor Fiumanò, che, in definitiva, è stato assolto con la formula più ampia da tutte le accuse mosse a suo carico.
Grande soddisfazione è stata espressa dai difensori di fiducia, avvocati Andrea Alvaro del Foro di Palmi e Antonio Fiumanò del Foro di Milano, all’esito della lettura del dispositivo di sentenza: «Siamo molto compiaciuti per essere riusciti a dimostrare l’infondatezza di tutte le imputazioni elevate nei confronti del nostro assistito. Il dottore Fiumanò meritava una pronuncia assolutoria così netta e tranciante, che gli restituisse la dignità e la serenità perdute».