Concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d’asta, violenza privata, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tutte ipotesi aggravate dall’aver agito con modalità mafiose e per agevolare la cosca di riferimento. E poi ancora falsa testimonianza, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo.
Con queste accuse sono finite in manette questa mattina 14 persone in un’operazione svolta dai Carabinieri nella zona del basso Jonio reggino, nelle province di Roma, Ascoli Piceno e Urbino denominata “Ecosistema” e che ha interessato politici, imprenditori e dirigenti pubblici. Altre 4 persone sono invece state colpite da un provvedimento di obbligo di dimora.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, scaturiscono dagli esiti delle operazioni “Ada” e “Pubblica spiaggia”, condotte nei confronti delle cosche Iamonte e Paviglianiti, operanti nei comuni di Melito di Porto Salvo, San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri.
Ma non è solo un affare di ‘ndrangheta. Fra gli arrestati ci sono funzionari e amministratori dei Comuni del basso Jonio reggino, accusati di aver favorito i clan Iamonte e Paviglianiti ad accaparrarsi gare e appalti, nel settore rifiuti, e politici (ai domiciliari) tra cui Giuseppe Benavoli e Alfredo Zappia, vicesindaco ed assessore di Brancaleone, e Vincenzo Crupi sindaco di Bova Marina.
Coinvolto anche l’imprenditore palmese Carmelo Ciccone, già proprietario della Radi, l’azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel Comune di Palmi ed in altri centri pianigiani. Ciccone è stato già arrestato nel 2012 per turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso e condannato in primo grado nell’ottobre dello scorso anno per il solo reato di turbativa d’asta (i giudici hanno escluso l’aggravante mafiosa). A Reggio Calabria, in Corte d’Appello, è in corso il processo per decidere sul futuro della Radi, se cioè può essere affidata a Ciccone nuovamente o se invece deve continuare ad essere gestita dallo Stato.
L’indagine ha preso piede attorno alla figura centrale di Rosario Azzarà, titolare dell’Ased, nota azienda di raccolta e smaltimento rifiuti; secondo gli inquirenti l’uomo sarebbe legato alla cosca Iamonte.