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4 novembre: La storia di Pacifico Crudo e Raffaele Cortese

 

Raffaele Cortese

GIOIA TAURO – Chi ha combattuto per difendere la propria Patria, l’ha fatto con l’unico sentimento verso la Nazione e la propria società. Pacifico Crudo e Raffaele Cortese l’hanno fatto durante l’ultimo conflitto mondiale, a bordo del cacciatorpediniere ”Espero” della Regia Marina, e per questo Gioia Tauro li dovrebbe ricordare con orgoglio nella ricorrenza del 4 Novembre, come due eroi di guerra e come due dei suoi figli migliori.

Le loro vite sono tutte intrise di quel silenzioso eroismo, quello più difficile da mettere in atto, perchè richiede una continua tensione ideale nella vita di ogni giorno.

Settant’anni fa l’Italia ha dato una consegna, giusta o sbagliata, a Crudo e a Cortese: combattere. E loro hanno rispettato l’impegno, anche a costo della loro giovane vita.

 

Pacifico Crudo

Pacifico e Raffaele nascono a Gioia Tauro rispettivamente il 5 gennaio 1915 e il 19 Giugno 1919. I due,giovanissimi, decidono di servire in armi la Nazione e lasciano gli studi per arruolarsi volontari nella Regia Marina.
Frequentano con profitto un corso alle scuole Crem(Corpo Reale Equipaggi Marittimi) a Pola, come cannoniere e fuochista. Concluso il periodo di formazione, i due gioiesi chiedono al Comando Generale di essere imbarcati sulle unità navali. La richiesta viene accolta e subito vengono assegnati tra gli equipaggi dell’RT Nievo e dell’RT Dezza, fino al 1937,distinguendosi per zelo, disciplina e competenza.

Il destino vuole che i due valorosi patrioti, fossero imbarcati sulla stessa nave, il cacciatorpediniere ”Espero” che doveva salpare da Gaeta per guidare un convoglio veloce di trasporto materiale e truppe per l’Africa insieme ai cacciatorpedinieri “Ostro” e Zeffiro”.

La guerra divampava. Era 1l 28 Giugno 1940, quando la settima Squadra Britannica del vice Ammiraglio Tovey,composta da cinque incrociatori,intercettò l’Espero che nonostante i suoi 39 nodi di velocità non riuscì a sottrarsi (perché sovraccarico di armi e munizioni) al tiro degli incrociatori inglesi che gli spararono un’esagerata quantità di proiettili.
Il Comandante dell’Espero con la sua nave fece da scudo per proteggere le altre unità del convoglio in modo da farle fuggire indinsturbate dal tiro nemico.

L’Espero dopo essersi difeso onorevolmente, si fermò e si inclinò su un fianco, ormai distutto dai colpi ricevuti,continuando a sparare fino a scomparire sott’acqua.
Furono raccolti 47 superstiti. Fra di essi non vi erano il Sergente Pacifico Crudo, il fuochista Raffaele Cortese e il Comandante Enrico Baroni che aveva voluto affondare con la nave.

Crudo e Cortese salvarono (secondo fonti inglesi) molti dei loro compagni prima di inabbissarsi insieme alla nave.

Il Comandante fu decorato con medaglia d’oro alla memoria e i due valorosi gioiesi, con la Croce di guerra al valor militare “alla memoria” nonché la Croce al merito.

Bene fa Giuseppe Magazzù, presidente dell’Anmi di Gioia Tauro a rinnovarne, ogni anno, la memoria.

Pasquale Patamia

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