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Rosarno: si è conclusa la prima edizione di “A di Città”

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ROSARNO – È terminato ieri con un «arrivederci al prossimo anno» il festival “A di Città”, iniziato domenica scorsa e conclusosi tra gli applausi scroscianti della gente di Rosarno.

Per l’ultima giornata è stata organizzata una serata dal titolo “Festa della città per la città”, alla quale hanno presenziato (prendendo parte ad un dibattito pubblico moderato dal giornalista Pino Lacquaniti) quasi tutte le associazioni di volontariato presenti in città, le quali, alla presenza del sindaco attorniato dai sui assessori e da alcuni consiglieri di maggioranza, hanno discusso «sulla necessità di collaborare coinvolgendo il più possibile la cittadinanza affinchè questa “contaminazione culturale ed artistica”, profusa durante la settimana, possa ritenersi l’imput iniziale di un cambiamento incentrato sulla “ voglia di bello” e sulla cura degli spazi comuni».

Quella del comitato organizzatore della manifestazione è stata una scommessa vinta dalla quale partire, per approdare, grazie alla dedizione e all’impegno quotidiano di tutti, a qualcosa di duraturo che scuota le coscienze dei rosarnesi a partire dal basso.

Uno dei luoghi "riqualificati"

La Rosarno vista in questi 7 giorni di passione è una città multiculturale che ha voluto puntare su un programma variegato e low cost, che ha portato in scena dibattiti, architettura, archeologia arti visive e cinema, musica e giornalismo, sfatando quei luoghi comuni che vogliono una «città persa tra mille problemi ai quali è impossibile venire a capo».

Gli ingredienti di questa ricetta, tanto inedita quanto vincente, sono stati: la creazione di una contaminazione positiva, capace di investire i cittadini di uno dei rioni più difficili del comune (“Case Nuove”) e l’insegnamento incentrato sul valore della “riappropriazione degli spazi pubblici cittadini”.

Ciò è stato reso possibile grazie al lavoro di 8 ragazzi del luogo (Angelo e Umberto Carchidi, Roberta Galluccio, Michele Scriva, Peppe Pantano, Francesco Rao, Gianluca Sapio e Giovanna Tutino) che, in collaborazione con l’Amministrazione comunale cittadina (da sottolineare l’impegno messo in campo dall’assessore alle Politiche Giovanili Francesco Bonelli) e le Università di Ferrara e Reggio Calabria, hanno saputo gettare le basi (fin dallo scorso gennaio) per la realizzazione concreta del progetto.

Il duro lavoro di questi “giovani di belle speranze” è stato accolto con entusiasmo e valorizzato oltre che da professori provenienti da mezza Europa (uno su tutti Javier Abarca dell’Università di Madrid), che pur di presenziare si sono sottoposti ad estenuanti viaggi in treno di oltre 12 ore (onorando l’importante centro pianigiano con alcune lezioni incentrate su “arte e rigenerazione urbana”), anche da giovani registi (Felice Costabile e Arturo Lavorato), storici e giornalisti locali (Giuseppe Lacquaniti, Ugo Verzì Borgese, Michele Albanese e Domenico Mammola), che hanno saputo stuzzicare a puntino l’interesse dei 40 studenti provenienti da tutta Italia.

Parafrasando quindi le parole degli organizzatori: «in un contesto complesso, come quello rosarnese, il Festival è stato una forma semplice e diretta per parlare ai cittadini della rivitalizzazione, della riqualificazione urbana e della partecipazione: argomenti peraltro quasi sconosciuti da gran parte della popolazione. Gli obiettivi di un progetto del genere sono semplici: riqualificare gli spazi urbani della città, definire ciò che i nuovi luoghi dovrebbero essere per gli anni a venire, proporre un supporto alternativo di concertazione, toccare una popolazione poco investita nei processi di presa di decisione, far prendere coscienza che ciascuno può essere il motore delle trasformazioni del contesto in cui vive».

Francesco Comandè

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