ROSARNO – Dopo un anno e mezzo di rallentamenti dovuti al disbrigo di pratiche burocratiche, l’amministrazione comunale medmea è finalmente riuscita a consegnare il terreno situato nel III Stradone di contrada “Bosco”, confiscato negli anni ‘90 alla cosca Piromalli di Gioia Tauro, al gruppo Scout Rosarno 1. Alle 12 di questa mattina vi è stata l’inaugurazione del nuovo spazio, dato in gestione all’Agesci e che, di fatto, servirà a sancire una proficua unione tra le due comunità rosarnesi.
«Dopo oltre due settimane di lavoro intenso – ha spiegato il capo Scout Gaetano Spagnolo – che hanno permesso di rendere presentabile questo spazio, che versava, da tanti (troppi) anni, in condizioni di abbandono totale, siamo riusciti a far diventare questo luogo fruibile al pubblico».
Dopo aver ringraziato l’assessore Francesco Bonelli «che ci è stato vicino con impegno e costanza durante tutto l’iter d’assegnazione» e tutti gli addetti ai lavori, con un occhio di riguardo per gli operai comunali «che hanno dato una grossa mano d’aiuto anche fuori dagli orari di lavoro», i saluti sono andati a tutti i presenti: Forze dell’Ordine (in particolare il capitano dei carabinieri Francesco Cinnirella), amministratori cittadini, associazioni (Nuovamente, Croce Rossa, Patto di Solidarietà Onlus), ai monsignori Pino Varrà (parroco cittadino) e Pino De Masi (referente calabrese dell’associazione Libera) e a Peppino Lavorato (storico sindaco antimafia della città medmea).
Dopo aver assistito alla piantumazione del 1° “albero della legalità” rosarnese (un ulivo, simbolo della pace) da parte dei ragazzi, il primo ad intervenire è stato l’assessore ai L.P. Teodoro De Maria, che, in qualità di cittadino di contrada Bosco, ha voluto fare i migliori auguri al gruppo Scout Rosarno 1, augurandosi una crescita unitaria di entrambe le comunità nel segno della condivisione.
Don Pino De Masi ha poi spiegato l’importanza dell’inaugurazione di questo Parco, «un tempo appartenuto alle ‘ndrine locali e, quindi, simbolo dell’arroganza mafiosa e della bruttura che esse emanano». Il referente di Libera ha poi fatto un breve excursus storico sulla “prima vita” del parco giochi, il quale «una volta confiscato, aggiustato e consegnato alla cittadinanza è rimasto isolato e fatto oggetto di raid vandalici che lo hanno deturpato in modo da far capire che a comandare erano sempre loro, quei mafiosi che lo avevano originariamente “conquistato” con la forza».
Quella degli Scout, secondo De Masi, deve quindi essere una scommessa vincente: «voi ci state mettendo la faccia – ha chiosato il parroco – e dovete tenere fede al famoso motto istituito dal fondatore dello scautismo, Robert Baden Powell, “lasciare il mondo più bello di come lo abbiamo trovato”».
L’ultima ad intervenire è stata Elisabetta Tripodi, la quale dopo aver spiegato che «quella della concessione dei beni confiscati alla ‘ndrangheta è stata una delle priorità della sua amministrazione fin dall’insediamento (perché è uno dei modi concreti per poter tornare a parlare di regole e legalità in una città come Rosarno)», ha palesato tutte le difficoltà riscontrate personalmente una volta emanato il bando pubblico, «il quale è andato quasi completamente deserto, tranne che per la domanda degli scout».
Va ricordato che questo terreno era stato assegnato al comune di Rosarno già dal 1999, durante l’amministrazione Lavorato e, «dopo aver ricevuto i primi finanziamenti nel 2002 – ha proseguito il sindaco – era stato completato nel 2004 per poi essere abbandonato e vandalizzato, facendo quindi fallire il nobile intento di farlo diventare patrimonio di tutti».
Quello di oggi è quindi un grosso passo in avanti, tanto che lo stesso primo cittadino si è detto «felice di constatare che a Rosarno sono maturate le coscienze e sono maturati i genitori, che non hanno più paura di mandare i propri figli in queste proprietà confiscate». La cosa più importante da capire è che gli amministratori, se lasciati da soli in queste battaglie, possono fare ben poco per il raggiungimento di buoni risultati.
Ciò che si è voluto far emergere provocatoriamente è che il futuro di questa terra appartiene ai ragazzi, e solamente dall’azione congiunta di genitori, istituzioni e associazionismo sarà possibile riprendersi il proprio territorio mettendo nero su bianco dei diritti troppo spesso negati da una minoranza arrogante e individualista (mafiosa).
Francesco Comandè