Un take awey della cocaina che veniva distribuita dal balcone attraverso un secchio appeso a una corda dove i clienti, dopo aver preso la dose, lasciavano il denaro.
È la tecnica utilizzata da una rete di spaccio a conduzione familiare ad Archi Cep, un quartiere nella periferia nord di Reggio Calabria.
Finiti agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico quattro persone nonn, figlio e nipote: tutti erano impegnati a gestire un punto di vendita di cocaina che, con metodo e rapidità, era in grado di soddisfare una decina di clienti al giorno.
Su richiesta del gip, sono quattro le misure cautelari eseguite dai carabinieri al termine di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Reggio diretta da Giuseppe Lombardo.
Le indagini, avviate nel giugno 2022, sono partite dalle segnalazioni di residenti stanchi dell’intensa attività di spaccio che rendeva il quartiere insicuro. Per tre mesi i carabinieri della stazione di Archi hanno effettuato servizi di appostamento e controlli mirati, analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza ricostruendo il modus operandi adottato dagli indagati.
Ai clienti, persone di diverse età e ceti sociali, bastava suonare al citofono dell’abitazione o avvicinarsi all’ingresso, e subito un membro della famiglia faceva scendere dal balcone il secchio con la cocaina. Pagata la dose, lo scambio era concluso consentendo transazioni rapide e minimizzando il rischio di essere sorpresi in flagranza.
Il lavoro degli investigatori è stato reso particolarmente complesso dalle caratteristiche del quartiere Cep di Archi, zona considerata storicamente feudo delle più importanti famiglie di ‘ndrangheta. Agli indagati non vengono contestati reati di mafia ma, stando a quanto riferiscono i carabinieri, potevano contare su un sistema di “vedette” che segnalavano tempestivamente l’arrivo delle forze dell’ordine. Grazie alle telecamere e all’attività di pedinamento, i carabinieri sono riusciti a documentare il funzionamento della rete di spaccio e a delineare il ruolo di ciascun membro della famiglia.
Durante le perquisizioni sono stati sequestrate consistenti somme di denaro contante, forse provento dell’attività di spaccio, ma anche materiale per il confezionamento della cocaina e dispositivi utilizzati per facilitare la consegna della droga.