PALMI – Tentato omicidio e tentata estorsione. Sono queste le ipotesi d’accusa a carico delle tre persone finite in manette questa mattina, nell’operazione “Nemesi”. Si tratta di Giorgio Feliciano, 79 anni, del figlio Domenico Feliciano 45 anni e di Giuseppe Gattellari, 32 anni. I tre soggetti arrestati sono originari della frazione Messignadi di Oppido Mamertina.
Ad eseguire gli arresti sono stati i carabinieri della Compagnia di Palmi, guidata dal capitano Maurizio De Angelis; l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip Paolo Ramondino, su richiesta della Procura – diretta dal Procuratore Capo Emanuele Crescenti – che si è avvalso, per la gestione dell’indagine, dei suoi sostituti Procuratori Salvatore Dolce e Francesco Ponzetta.
L’indagine è iniziata a settembre del 2011, quando vennero esplosi alcuni colpi di pistola contro l’autovettura di Domenico Feliciano. Le immediate indagini dei carabinieri hanno permesso di accertare che l’autore del reato era Giuseppe Gattellari, il quale avrebbe compiuto il gesto dal chiaro contenuto estorsivo al fine di recuperare un credito di 3500 euro vantato nei confronti di Giorgio Feliciano.
A distanza di pochi mesi dal fatto, durante il pieno svolgimento dell’attività investigativa, Giuseppe Gattellari ha subito un agguato (mentre stava effettuando dei lavori in campagna) nel quale è stato ferito gravemente a colpi d’arma da fuoco. Sulla base di quanto fino ad allora raccolto in fase di indagine, i Carabinieri hanno immediatamente orientato l’attività investigativa conseguente verso coloro che potevano avere motivo di vendicarsi di Gattellari (la famiglia Feliciano), e nell’immediatezza hanno potuto acquisire fondamentali riscontri probatori nei confronti di Giorgio Feliciano e di suo figlio Domenico, ritenuti materiali autori del tentato omicidio di Gattellari, che si ritiene sia avvenuto quale risposta criminale al tentativo estorsivo.
Giuseppe Gattellari e Domenico Feliciano sono stati portati nel carcere di Palmi mentre Giorgio Feliciano si trova in regime di arresti domiciliari con sottoposizione al controllo mediante “braccialetto elettronico”, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.