ROSARNO – All’avvocato Gregorio Cacciola è stata notificata in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare. Secondo gli inquirenti avrebbe istigato un testimone ad affermare il falso davanti al Tribunale di Palmi.
Insieme all’avvocato sono stati arrestati questa mattina Gregorio Cacciola di 63 anni, i figli Antonio e Domenico, Gianfranco Nocera (66 anni) e il figlio Giovanni (36 anni). Sono accusati di detenzione illegali in concorso di armi.
L’ordinanza è stata emessa dal Gip del Tribunale di Palmi, su richiesta della Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Emanuele Crescenti.
Gli arresti di oggi scaturiscono dalle indagini effettuate nell’ambito dell’operazione Onta, che portò agli arresti, nel febbraio del 2014, degli avvocati Gregorio Cacciola e Vittorio Pisani e dei familiari di Maria Concetta Cacciola, Giuseppe e Michele Cacciola e Anna Rosalba Lazzaro.
Dalle intercettazioni effettuate negli studi dei due legali sono emerse le notizie di reato che hanno portato all’operazione Onta 2.
La posizione dell’avvocato Cacciola si aggrava ulteriormente. Nel comunicato diffuso dalla Procura si legge «dalle conversazioni tra presenti captate all’interno del suo studio legale, emergono ulteriori elementi indicativi della contiguità del predetto legale con gli ambienti della criminalità organizzata del c.d. mandamento tirrenico».
L’avvocato avrebbe istigato un uomo a rendere una falsa testimonianza, in un’udienza nella quale avrebbe dovuto riferire circa l’uso di una pistola da parte un suo cliente. Cacciola avrebbe indotto l’uomo a non parlare della pistola minacciandolo implicitamente di probabili ritorsioni.
Nello stesso studio Domenico Cacciola, figlio di Gregorio (omonimo dell’avvocato) raccontava al legale della detenzione di una pistola nella propria abitazione.
Gli altri reati sono emersi invece dalle intercettazioni raccolte nello studio di Pisani, dove Giovanni Nocera avrebbe dichiarato di aver detenuto illegalmente delle armi, che il padre Gianfranco gli avrebbe tolto per timore che lo stesso potesse utilizzarle contro i creditori se non anche per farsi del male o per commettere qualche atto illecito.
Lo stesso Nocera avrebbe raccontato a Pisani dei suoi continui furti di energia elettrica e gas: per il gas ammetteva anche di aver utilizzato violenza e minacce nei confronti del tecnico che a seguito di un controllo aveva riscontrato la rottura dei sigilli e l’allaccio abusivo.
Nocera deve infatti rispondere anche di furto continuato e aggravato.