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L’Inps le toglie i benefici, il giudice di Palmi accoglie l’istanza di una ragazza paraplegica

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La commissione medica dell’Inps, alla fine del 2023, aveva riscontrato “un miglioramento” delle condizioni di salute di una ragazza calabrese da dieci anni paraplegica a seguito di un incidente automobilistico che le ha compromesso la deambulazione. La ragazza si è dovuta quindi rivolgere alla sezione Lavoro del Tribunale di Palmi (Reggio Calabria), per vedere riconosciuta la propria invalidità, che le era stata sempre riconosciuta nelle precedenti visite di controllo.

«Purtroppo il quadro clinico di questa ragazza non può migliorare – spiega Reno Insardà, presidente dell’Aida Odv, l’associazione che ha seguito il caso. «Dal giorno del terribile incidente è costretta su una sedia a rotelle per il totale inutilizzo delle gambe, a causa della frattura del midollo. Saremmo stati tutti felici, lei per prima, se la sua condizione fosse migliorata, così come aveva attestato la commissione Inps. La situazione, per sua sfortuna, è rimasta inalterata e la ragazza è stata costretta a rivolgersi al Tribunale».

Il Tribunale di Palmi, lo scorso 3 novembre, ha emesso il decreto di omologa “dell’accertamento del requisito sanitario secondo le risultanze probatorie indicate nella relazione del consulente tecnico d’ufficio”, nominato dal giudice. Il consulente tecnico ha accertato, inequivocabilmente, che la ragazza, è “invalida al 100%, con indennità di accompagnamento già da diversi anni. Le patologie di cui è affetta configurano un difetto di autosufficienza talmente grave da richiedere il permanente aiuto di un accompagnatore. A causa delle patologie sofferte, il soggetto è impossibilitato a deambulare autonomamente e necessita dell’ausilio di terzi per l’espletamento delle quotidiane azioni della vita”.

Il consulente ha ribadito, diversamente da quanto affermato dalla commissione medica dell’Inps, che “sussistano anche i requisiti della legge per cui le infermità riscontrate rendono necessaria una assistenza permanente continuativa e globale, ponendola inconfutabilmente nella condizione di invalidità con impedite capacità motorie”.

«Purtroppo questa vicenda – conclude amaramente il presidente dell’Aida Odv – non è la prima e temo che non sarà neanche l’ultima. Fino a quando ci sarà un approccio esclusivamente burocratico e, spesso, superficiale a situazioni così drammatiche che impattano sulla vita delle persone, le quali hanno già avuto la sfortuna di trovarsi in condizioni di difficoltà, saremo costretti ad assistere a simili paradossi, come appunto questo di una ragazza paraplegica alla quale, a distanza di due anni, viene riconosciuto un miglioramento nella deambulazione, al punto di non aver più bisogno di essere accompagnata».

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