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Volley, la denuncia dell’arbitro Martina Scavelli: «Per il regolamento sono troppo grassa, mi dimetto»

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«Buona festa degli innamorati. Io ho scelto di amarmi un po’ di più».

È lo sfogo di Martina Scavelli, catanzarese, arbitro professionista nella serie B di pallavolo che ha deciso di dimettersi perché stanca di dover fare i conti con un regolamento rigido, in base al quale il suo peso sarebbe eccessivo per svolgere il ruolo di arbitro.

Così ieri, giorno di San Valentino, ha scritto una lettera alla Federazione Italiana di Pallavolo e alla pallavolista Paola Egonu, dichiarando di non voler più sottostare a tali regole stringenti e giurando amore alla propria salute mentale e al proprio corpo.

«Da oggi inizia la mia battaglia per superare la discriminazione imposta da certe norme – ha aggiunto la Scavelli – La salute mentale, l’integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano valgono molto di più di qualche centimetro di troppo. Aiutatemi a fare la sentire la mia voce perché non è solo la mia voce».

L’oramai ex arbitro di serie B ha pubblicato un lungo post su Facebook in cui si è sfogata, spiegando i motivi che l’hanno convinta a dire addio al ruolo che per anni ha ricoperto.

«Ho annunciato alla Fipav le dimissioni dal mio incarico di arbitro di Serie B. Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche – dice – Ho superato i valori previsti di BMI e circonferenza addominale e per questo ho ricevuto una penalizzazione di 3 punti nell’ambito del punteggio dirigenti di settore e l’esonero dall’impiego fino al raggiungimento dei valori previsti. Così, a fine stagione, passerò dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro. Parametri fuori norma, certo, ma di poco. Un poco che non scalfisce la qualità del mio servizio, come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l’altro, non prevede che l’arbitro corra per il campo come succede nel calcio. Le regole sono regole – aggiunge – io le ho accettate e le rispetto, ma non vuol dire che siano sacre e immutabili. Lo sport dovrebbe unire, anziché emarginare. E io non voglio più essere messa all’angolo per qualche centimetro o qualche chilo in più».

«Basta». Martina ha più volte ripetuto questa parola, lasciando capire che non intende più convivere con regole discriminatorie.

«Mi sono sempre autodenunciata nel momento in cui ho realizzato di superare i parametri imposti; ad oggi, però, non sono disposta ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere ”calpestata” da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza – aggiunge Martina – Ho deciso di dire basta, per me e per tutti i grassi. Basta a delle regole che non sempre vengono fatte valere erga omnes. Basta alle vedute ristrette. Basta a un sistema che non si interroga se qui chili in più nascano da problemi di salute o periodi particolari della propria vita. Basta a chi si basa sui numeri e sotterra le emozioni. Sono grassa sì, ma anche di contenuti, voglia di lottare e speranza».

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