Riceviamo e pubblichiamo:
Di seguito la nota dell’Avv. Salvatore Costantino, difensore della parte civile del Comune di Seminara:
La sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Palmi nel processo “Cosa Mia”rappresenta la giusta sanzione al delirio di onnipotenza e sopraffazione mafiosa che ha ammorbato l’aria delle nostre contrade. Essa conferma l’impianto accusatorio della DDA reggina sostenuto e argomentato con lucido rigore dall’Ufficio di procura nel lungo dibattimento processuale.
Nel processo le parole dei testimoni e degli stessi imputati intercettati, hanno proiettato l’immagine triste e drammatica di un territorio violentato da una vera e propria guerra di mafia. Qui, tra le nostre strade – quasi fossero il loro naturale dominio – intorno agli affari dei grandi appalti pubblici, i signori del disonore mafioso, hanno combattuto le loro guerre e trasmesso ad ogni cittadino, alle Istituzioni tutte, il grado della loro potenza di fuoco, di controllo del territorio e dei suoi sistemi produttivi.
Oggi, la sentenza della Corte d’Assise di Palmi pronunciata in nome del Popolo Italiano, rende i signori del disonore meno forti e restituisce alla Comunità di Seminara, parte civile nel processo, la sua libertà violata e offesa; gli imprenditori che non si sono piegati al ricatto mafioso hanno avuto ragione; anche qui è possibile dire no e quell’uomo di mafia che ricordava all’imprenditore riottoso che la Calabria non è l’America, che qui prima di fare, di pensare, di investire, bisogna “chiedere il permesso”, aveva torto.
Oggi, confermo, è ancora una buona giornata per la Piana, per la Calabria.