Riceviamo e Pubblichiamo:
“Con rammarico e dispiacere ho letto l’intervista del Sindaco Elisabetta Tripodi nella quale mi individuava come soggetto della sua maggioranza che l’aveva criticata. Avevo deciso di non alimentare la polemica , ma mi è stato riferito che in maniera inappropriata di nuovo il Sindaco aveva parlato di me in Consiglio Comunale. Vista la sede mi appare doveroso puntualizzare e precisare il mio pensiero e replicare alle affermazioni del sindaco.
Non voglio tornare sull’argomento delle mie dimissioni che non ci sono mai state. E’ vero invece che di fronte alla “cedevolezza “ del sindaco nei confronti di chi, in violazione delle buone regole, ha chiesto ed ottenuto il mio allontanamento dalla Giunta senza alcuna motivazione politica ma accampando presunte “incompatibilità”, sono rimasto rammaricato. Ho avuto subito il sospetto che per qualche motivo il Sindaco avesse interrotto il circuito fiduciario che l’aveva indotta a chiedere la mia presenza in Giunta e non ho voluto essere d’intralcio o di danno alla coalizione. Quindi nessun atto di dimissioni e quindi nessun astio nei suoi confronti.
Appare a tutti pretestuoso ed ingannevole oltre che fuorviante e non veritiero che nel suo discorso al convegno di Padova Lei si riferisse a me. In un intervento increscioso, incentrato sul piagnisteo di “genere” e con l’assioma che le donne vengono chiamate in politica per i casi di emergenza e poi vengono scaricate, Il sindaco si è posto come l’eroina generosa che incalzata dalle orde barbariche – si capiva all’allusione all’antistato mafioso- non avrebbe mollato. Anche se l’attacco proveniva sia dalla maggioranza che dalla minoranza. Non avendo io alcun ruolo che non sia quello del libero pensiero, non vedo come tale riferimento potesse essere indirizzato a me.
Vergognose bugie. Avvalorate dal fatto che in nessuna occasione – prima della sua candidatura- io l’ho sollecitata a candidarsi. La disponibilità politica e personale ad un progetto che altri amici hanno concepito e portato avanti dovrebbe costituire per il sindaco, una franchigia illimitata, una cambiale in bianco verso tutte le madornali castronerie politiche di cui si rende responsabile nell’esercizio onanistico del suo incarico.
Una per tutte l’intervista al giornale la Repubblica nella quale la giornalista- avvalorata dal Sindaco- parla di Rosarno – che definisce città della Locride- come di un luogo nel quale vengono recapitate teste di maiale come attività – si presume- di intimidazione mafiosa. Un grave danno verso una città che soffre moltissimo del fenomeno criminale ma che sta cercando di esprimere, in variegate fattispecie, un rifiuto ed una ripulsa che sarebbe stato dovere del Sindaco evidenziare in quella sede. Se non altro perché giovani donne di Rosarno a sacrificio della propria famiglia e della propria vita a volte, danno un’indicazione tragica ma efficace della necessità che tutta la nostra comunità persegua ideali di libertà e di rispetto.
Per un futuro che non sia asservito alla mafia ed alla cultura mafiosa. Invece sul primo quotidiano nazionale si parla di Rosarno come di una città senza vita e senza speranza, affidato alle mani “coraggiose”, ma per la giornalista evidentemente insufficienti, dell’eroina sindaco.
Non si era detto nella campagna elettorale di due anni fa, che occorreva riportare Rosarno ad un Paese normale? Non erano bastati i sindaci del passato- ciascuno logisticamente schierato nel proprio campo- a deformare la vita sociale ed economica della nostra comunità? Smentiamo anche gli impegni programmatici presi con gli elettori per inseguire l’io narcisista che probabilmente vuole in-seguire la prospettiva di carriera ? Non è un fatto negativo inseguire la carriera per una donna sindaco o per un uomo sindaco. La cosa importante è capire se insieme al sindaco – uomo o donna che sia- c’è un lavoro di una comunità o l’immagine divinizzata dai media ma poco riconoscibile all’interno della città.
Fare approvare dal Consiglio comunale unanime, un atto di indirizzo che , senza alcuna discrezione- impegna il Sindaco e la Giunta a costituirsi parte civile in TUTTI i processi in cui il Comune è individuato come parte offesa e poi sentire dire che nel processo all’autore della lettera minatoria il Sindaco non si è costituito è veramente soprendente. Perché al di là della valutazione morale vi è una aperta violazione politica ed amministrativa nei confronti del Consiglio Comunale. In ogni caso nel periodo in cui ero in carica mai si era discussa in Giunta tale eventualità.
Dal punto di vista politico nei pochi interventi che ho fatto ho cercato di mettere in guardia, alla luce della mia modesta esperienza, i rischi di una degenerazione della coalizione con l’uscita della Udc. Oggi il Sindaco si dice serena – meno male che non si dice contenta- nonostante un partito politico determinante per la vittoria della coalizione, sia stato costretto ad allontanarsi dalla stessa poiché, dopo avere posto sensati, pertinenti ed oggettivi problemi, non abbia ottenuto alcuna risposta. Senza i voti dell’Udc e della componente cattolica del Pd la coalizione è in maniera irreparabile sfregiata, delegittimata, espressione di piccoli poteri personali, priva dell’autorevolezza politica ad agire.
I tentennamenti, le piccole ambizioni di gestione o di potere, il perseguimento di singole ed annose aspirazioni, fanno certo parte di un canone frequente, ma quando diventano l’unico risalto ad un lavoro collettivo che aveva all’origine altra ambizione ed altra dignità, segnalano una decadimento ed un allarme che sarebbe insensato non cogliere.
Per questo mi sento di fare un appello alle persone responsabili, ai partiti ed ai consiglieri comunali del Pd e della sinistra a porre fine a questa esperienza. Con molti di voi abbiamo condiviso un percorso che voleva dimostrare che un modo diverso di amministrare Rosarno rispetto alla destra era possibile. Ci siamo andati vicino nel 2006. Pensavamo di esserci riusciti nel 2010.
Prendiamo atto che ci siamo sbagliati. L’unico padrone è “Rosarno”, il suo interesse ad avere una amministrazione autorevole ed efficace. Perseguire in un arrocco letale, muro contro muro, farà male alla città, alla politica e probabilmente impedirà al centro sinistra di esercitare un ruolo politico nei prossimi lustri.
Già oggi si vedono i segni di tale scollamento : quando alle primarie del centro sinistra si presentano solo 213 votanti- meno dei miei elettori di due anni fa- le persone serie ed una dirigenza seria dovrebbero fare il mea culpa. Invece il sindaco dichiara che non è affare suo ma del Pd, come se la dirigenza del Pd non l’avesse fatta Lei e non fosse costituita da suoi familiari ed amici”.
Rosarno 27 novembre 2012
Ing. Michele Brilli
già assessore del Comune di Rosarno