HomeCronacaProcesso Dejà vù, sentenza parzialmente annullata dalla Cassazione per Bono e Russo

Processo Dejà vù, sentenza parzialmente annullata dalla Cassazione per Bono e Russo

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La Corte di Cassazione, seconda sezione penale, ha dichiarato parzialmente inammissibile il ricorso della Procura Generale di Reggio Calabria verso la sentenza della Corte di Appello reggina – seconda sezione penale – che in accoglimento dell’appello proposto dall’avvocato Domenico Alvaro, in difesa di Giuseppe Bono, 46 anni, bracciante agricolo pregiudicato di Gioia Tauro, era stato assolto per non avere commesso il fatto dal reato di associazione per delinquere finalizzato alla commissione di rilevanti truffe in danno di diverse aziende settentrionali ed era sta esclusa l’aggravante dell’articolo 7 della legge antimafia relativamente al delitto di truffa. Con pena ridotta ad anni due e mesi dieci rispetto ai quasi sette anni applicati in primo grado dal Gup Bennato a conclusione del rito abbreviato.

Con la stessa decisione la Corte di Cassazione nel confermare la condanna per associazione finalizzata alle truffe di Antonio Russo, diventato ora collaboratore di giustizia, inflittagli con la stessa sentenza, ha disposto l’annullamento con rinvio relativamente all’aggravante dell’articolo 7 della legge antimafia che la Corte di Appello aveva escluso per il Bono relativamente alla condanna per truffa aggravata e continuata e l’aveva invece ritenuta sussistente per l’odierno collaborante Antonio Russo.

Il processo noto come Dejà Vù ha subito una serie di disarticolazioni processuali per via dei riti diversi scelti dagli imputati, alcuni dei quali hanno avuto valutazioni e decisioni contrastanti da parte dei diversi organi giudicanti.

Ora la Suprema Corte di Cassazione, in esito all’intervento difensivo svolto in pubblica udienza dall’avvocato Domenico Alvaro per Giuseppe Bono, ha fatto finalmente chiarezza sulla aggrovigliata vicenda associativa e truffaldina, escludendo definitivamente per Bono l’associazione per delinquere, che invece ha ritenuto sussistente, per il pentito Antonio Russo. In tal senso la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile i ricorsi del difensore del Russo e della Procura Generale che aveva impugnato soltanto l’assoluzione del Bono.

L’aggravante dell’articolo 7, esclusa per Bono e ritenuta per Russo, relativa alle truffe, dovrà essere invece riesaminata da altra sezione della corte di appello reggina sulla base delle indicazioni che in punto di diritto darà la stessa Corte di Cassazione, con la motivazione della sentenza.

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