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Palmi, un coro di “no” alla zona rossa. Ranuccio: «Bene protestare. Le colpe? Sono della Regione»

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«Il lavoro è un diritto di tutti, adesso basta».

Lo hanno gridato ieri pomeriggio in piazza I Maggio a Palmi decine e decine di negozianti e di cittadini, incontratisi per dire no alla nuove chiusure imposte dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, entrato in vigore a partire dalla mezzanotte.

Stanchi, stremati e provati dai due mesi di serrata imposta la scorsa primavera, durante l’ondata iniziale di pandemia, i negozianti temono di non riuscire a sopportare un ulteriore stop, e così hanno voluto far sentire la propria voce, rivendicando quello che nessuno, men che meno lo Stato, può negare ai suoi cittadini: il diritto al lavoro.

«Ho una famiglia e tre figli a cui devo dare conto – ha gridato a voce alta una professionista palmese, Carmen Borgese, togliendo la mascherina non in segno di protesta, bensì vedere a tutti il volto – Abbiamo già pagato il prezzo della chiusura dei mesi scorsi, non possono chiederci ulteriori sacrifici. Siamo stanchi».

La protesta pacifica, con mascherina sul viso e nel rispetto delle regole di distanziamento, è stata organizzata sui social; mercoledì sera, dopo l’annuncio del Presidente Conte di istituzione della “red zone” in Calabria, su Facebook alcune persone hanno dato vita ad un gruppo aperto, organizzando la manifestazione di ieri sera.

Non era in piazza con i suoi cittadini ma ha mandato un messaggio di vicinanza, il sindaco della città, Giuseppe Ranuccio.

«La Regione ha dormito e molti sono costretti a stare a casa, a morire di fame… in alternativa al covid-19», ha scritto nel suo messaggio Giuseppe Ranuccio.

«Comprendo e condivido le ragioni delle varie manifestazioni che si stanno svolgendo in queste ore in Calabria, Palmi compresa – scrive Ranuccio, che si trova in isolamento precauzionale dopo essere entrato in contatto con un positivo – Tutti noi siamo rammaricati e anche molto arrabbiati, e io se possibile anche più di voi, per questa decisione del Governo che ci ha “declassato” a zona rossa».

«Però una considerazione va fatta – dice il sindaco – la colpa di chi è? È del governo? Della politica regionale? O del commissariamento della sanità calabrese che, di fatto, non ha apportato alcun beneficio? Certo non è semplice dare una risposta ma io eleverei sdegno e protesta contro chi in questi mesi, pur avendo le risorse necessarie, non ha adeguato le nostre già carenti strutture sanitarie».

«Questa è la realtà, al di là di qualsiasi posizione politica o ideologica – sottolinea Ranuccio – Siamo zona rossa non per ripicca di Conte, né perché siamo pieni di contagiati, ma semplicemente perché non abbiamo posti letto e ospedali attrezzati a dovere, non c’è molto da aggiungere. E dire che c’erano anche i fondi per creare quei posti di terapia intensiva che avrebbe permesso al popolo calabrese di stare un po’ più tranquillo».


«E mentre noi digitiamo su una tastiera – aggiunge il primo cittadino – comodamente a casa, o su un cellulare, la gente è costretta a chiudere i negozi, ad abbassare le saracinesche, dopo anche aver investito per adeguare le strutture. Questo è il vero dramma, su questo dovremmo tutti farci un esame di coscienza, e soprattutto dovrebbero farlo coloro che hanno la possibilità di prendere decisioni che potrebbero cambiare lo stato delle cose».

«Tutto ciò è triste, ma tanto è – conclude il sindaco di Palmi -Diamoci da fare piuttosto, tutti, nessuno escluso. E se dobbiamo manifestare facciamolo, civilmente, ma facciamolo, è un sacrosanto diritto di tutti noi».

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