Prosegue a Palmi, dinanzi alla Corte d’Assise, il processo a Francesco Barone, il 24enne di Rosarno arrestato il 15 aprile del 2015 con la terribile accusa di omicidio nei confronti della madre Francesca Bellocco, e di occultamento del cadavere.
Questa mattina nell’aula bunker del Tribunale di Palmi sono stati sentiti i testimoni del pubblico ministero; si tratta di ispettori di polizia e carabinieri, chiamati a riferire in merito all’attività d’indagine che ha portato all’arresto di Barone, ritenuto il killer della madre, scomparsa il 18 agosto del 2013.
In particolare, il pm si è soffermato sui rapporti che Barone avrebbe intrattenuto con alcuni soggetti legati alla criminalità organizzata rosarnese, alcuni dei quali già condannati per fatti di mafia,che avrebbero partecipato alla pianificazione dell’omicidio della donna.
Respinta dagli agenti di polizia penitenziaria la richiesta del difensore dell’imputato, l’avvocato Vecchio, di far sedere tra i banchi – e quindi fuori dalla cella in cui si trovava – Francesco Barone durante l’udienza odierna; la carenza di personale non avrebbe consentito l’adeguata sorveglianza al detenuto, fuori dalle sbarre.
Secondo la Procura antimafia reggina che ha coordinato le indagini, l’omicidio di Francesca Bellocco sarebbe legato a quello dell’amante della donna, Domenico Cacciola, ai vertici della cosca di Rosarno. I due sarebbero stati fatti fuori per essere puniti per la loro storia clandestina, e l’omicidio deve essere letto nell’ambito delle dinamiche della criminalità organizzata pianigiana, nonostante i tentativi dei familiari della donna di sviare le indagini.
Centrale sarebbe stato proprio il ruolo del figlio della donna uccisa, attualmente a processo, il quale la notte del 18 agosto del 2013, intorno alle 2, sarebbe entrato in casa della madre a Rosarno, sorprendendola con l’amante.
Poche ore più tardi, intorno alle 7.15, un commando armato organizzato ed accompagnato in auto da Francesco Barone, avrebbe fatto irruzione nell’abitazione di Francesca Bellocco uccidendola. Il corpo sarebbe stato fatto sparire dallo stesso commando e da Francesco Barone, che sarebbe uscito a bordo di un’auto dal garage di casa.