ROSARNO – L’avrebbero maltrattata, minacciata per costringerla a commettere un reato. Su di lei avrebbero esercitato violenza privata, fino al punto di indurla al suicidio. Così Maria Concetta Cacciola sarebbe morta nell’agosto del 2011, e per questi motivi, al termine dell’attività investigativa svolta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura antimafia, ieri notte sono finiti in manette i genitori di Maria Concetta, Michele Cacciola e Anna Rosalba Lazzaro, il fratello della giovane, Giuseppe Cacciola, ed i due avvocati di famiglia, Vittorio Pisani e Gregorio Cacciola.
Si tratta dei legali che hanno difeso la famiglia di Maria Concetta Cacciola nel processo che si è celebrato a Palmi – terminato a luglio con la condanna di tutti e tre i familiari, condanne confermate anche in Appello solo pochi giorni fa. Proprio ieri Anna Rosalba Lazzaro aveva ottenuto la scarcerazione. Le accuse sono forti: i due avvocati finiti in manette sono infatti accusati, insieme ai genitori e al fratello di Maria Concetta Cacciola, di avere agito per favorire le cosche Bellocco e Cacciola della ‘ndrangheta, operanti a Rosarno.
I reati loro contestati sono concorso in maltrattamenti in famiglia e in violenza privata, aggravati dall’avere favorito un sodalizio mafioso. Ai cinque destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Reggio Calabria su richiesta della Dda viene contestato, inoltre, il concorso in violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e concorso in favoreggiamento personale, sempre con l’aggravante mafiosa.