HomeCronacaL'imprenditore De Masi ha deciso di chiudere il proprio stabilimento

L’imprenditore De Masi ha deciso di chiudere il proprio stabilimento

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Di seguito la nota diffusa dall’ imprenditore Antonino De Masi

– Ill.me OO.SS. Ill.me Autorità il 20 di giugno u.s. il Tribunale Amministrativo di Reggio Calabria si è pronunciato, per la 14a volta, in merito alla concessione del mutuo antiusura che doveva esserci erogato entro pochi mesi dalla domanda, presentata nel 2006, così come previsto dalla legge la cui finalità è quella di tutelare le vittime di usura dando compiuta attuazione, come affermato dalla predetta sentenza, “a quei valori di solidarietà e di tutela che discendono dai principi generali dell’art. 2 e 3 della Costituzione di cui la legge 108/1996 va considerata direttamente esecutiva”.

La sentenza nr. 433/13, come tutte le altre in precedenza, ci riconosce il diritto ad avere il mutuo; i forti contenuti possono essere letti nel testo integrale della stessa allegato alla presente e ribaditi nell’ultima lettera inviata in data 27 giugno u.s. al Commissario Antiracket, al Ministero degli Interni ed al Prefetto, anch’essa allegata.
Ci sono pochi commenti da fare, oltre a quelli già espressi nelle nostre p.c. sempre inviate a tutti ed all’ultima comunicazione del 27 giugno sopra richiamata.

La presente lettera, indirizzata in primis alle Organizzazioni sindacali e per conoscenza a tutte le Istituzioni, è l’amaro annuncio che il 10 luglio p.v. avvieremo le procedure di chiusura dello stabilimento di Gioia Tauro con i relativi licenziamenti di tutto il personale.

È opportuno che ognuno si assuma le responsabilità di quanto sta succedendo; noi la nostra parte l’abbiamo fatta fino in fondo e la continueremo a fare per garantire i diritti dei lavoratori, mettendo in vendita quanto possibile per reperire le somme necessarie ad onorare gli impegni con i dipendenti.

Per arrivare vivi ad oggi, nell’attesa durata anni che i lunghi tempi della giustizia riconoscessero i nostri diritti, la proprietà ha venduto ogni bene personale (automobili, beni di famiglia e oggetti personali) per continuare a sperare di poter garantire un futuro ai propri lavoratori.

Il 20 giugno u.s. un Tribunale si è pronunciato riaffermando, per la 14° volta,  i nostri diritti.

A questo punto non sapendo più cos’altro fare e non avendo più risorse a cui attingere, per evitare ennesime strategie dilatatorie, facciamo presente che il 10 luglio p.v. chiuderemo lo stabilimento per crimini di Stato, riuscendo un pezzo dello Stato laddove non è riuscita la criminalità.

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